Maxi operazione nel capoluogo calabrese contro la ‘Ndrangheta, arrestato Marcello Manna, avvocato e sindaco di Rende già indagato per corruzione. Nell’inchiesta condotta dalla Dda di Catanzaro sono coinvolti anche diversi gruppi criminali che operano in tutta la città. In totale gli indagati risultano essere 254.
Arrestato il sindaco di Rende, l’avvocato Marcello Manna, il suo nome infatti, compare tra quelli delle 202 persone fermate questa mattina all’alba nell’ambito della maxi operazione contro la ‘Ndrangheta scattata nella provincia di Cosenza.
L’operazione è condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, dalle Squadre mobili di Cosenza e Catanzaro e dallo Sco, dai finanzieri del Comando provinciale di Cosenza e del Nucleo di polizia economica finanziaria di Reggio Calabria, dal Gico di Catanzaro e dallo Scico della Guardia di finanza con il coordinamento del procuratore capo Nicola Gratteri. Manna, già indagato per corruzione, è anche il presidente dell’Anci, l’Associazione dei comuni italiani della Calabria.
Al momento non è stato possibile sapere quale sia il fatto contestato al primo cittadino e se si riferisca alla sua attività di amministratore o di professionista. Le accuse per il primo cittadino potrebbero essere però, legate a una presunta corruzione politica-elettorale, risalente alle passate elezioni comunali.
Insieme a Manna sono coinvolti anche l’assessore ai Lavori pubblici dello stesso comune e l’assessore alla manutenzione e al decoro urbano di Cosenza. Tutti e tre si trovano agli arresti domiciliari.
Nell’operazione, inoltre sono coinvolti anche amministratori locali, professionisti, imprenditori ed esponenti della criminalità organizzata cosentina.
In totale sono 202 gli arresti e 254 gli indagati, di cui 139 in carcere, 51 ai domiciliari, 11 obblighi di dimora e un divieto dell’esercizio della professione. Gli altri 52 sono a piede libero. Il che, paragona questa inchiesta alla più nota “Rinascita Scott”, stavolta tutta in chiave cosentina.
‘Ndrangheta arrestato sindaco Rende: le accuse della Dda di Catanzaro
I reati ipotizzati sono associazione di tipo ‘ndraghetistico, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti aggravato dalle modalità e finalità mafiose, associazione a delinquere finalizzata a commettere delitti inerenti all’organizzazione illecita dell’attività di giochi, anche d’azzardo e di scommesse, delitti di riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di beni e valori, nonché in ordine ad altri numerosi delitti, anche aggravati dalle modalità e finalità mafiose.
Contestualmente è stato eseguito, a cura dei Finanzieri GICO del Comando Provinciale di Catanzaro e lo SCICO di Roma, il sequestro preventivo d’urgenza disposto dalla Dda di Catanzaro, che dovrà essere sottoposto al vaglio del Giudice per le Indagini Preliminari, di beni immobili, aziende, società, beni mobili registrati, riconducibili a numerosi indagati, per un valore stimato in oltre 72 milioni di euro.
Tutti i nomi delle persone indagate
Coinvolti, secondo quanto apprendono le testate locali, nell’operazione sono coinvolti diversi clan mafiosi operanti in città, dove da stanotte girano gli elicotteri delle forze dell’ordine. Parliamo degli italiani, che secondo le informative della Dia sarebbero riconducibili alle figure storiche di Ettore Lanzino, Francesco Patitucci e a quelli degli “zingari” di via Popilia, roccaforte del traffico di droga.
Finito sotto indagine anche un attuale amministratore del comune di Cosenza, Francesco De Cicco, le cui vicende sarebbero legate ad anni passati, mentre nella retata c’è anche un consulente finanziario, ritenuto vicino a Roberto Porcaro, presente nell’ordinanza, al pari Francesco Patitucci, Michele Di Puppo e altri esponenti del gruppo di Rende.
Nell’inchiesta risulta iscritto anche il nome dell’avvocato Paolo Pisani, a cui viene contestato un reato aggravato dall’ex articolo sette. Per lui scatta il divieto dell’esercizio della professione forense.
Il blitz della Dda di Catanzaro, inoltre, tocca anche il territorio della Valle dell’Esaro, con nuove misure applicate al gruppo dei Presta di Roggiano Gravina. Tra gli inquisiti anche Gianfranco Ruà e Gianfranco Bruni, detto “il Tupinaro”.
Tutte le persone coinvolte nell’inchiesta si professano innocenti e tali devono essere ritenute sino alla conclusione definitiva della vicenda giudiziaria.