Confindustria in questi giorni ha lanciato l’allarme: a causa del caro energia, le aziende rischiano di chiudere. Carlo Calenda si dice pronto a interrompere la campagna per affrontare il problema insieme all’opposizione.

Elezioni 2022, Calenda: “L’esecutivo sta agendo con serietà”

Il leader di Azione ha dichiarato:

Da un mese propongo ai leader dei partiti di interrompere la campagna elettorale e incontrarci. Meloni dice lunedì in Parlamento: va bene. Vorrei però far notare che il centrodestra continua a chiedere a Draghi di investire decine di miliardi sulle bollette ma poi si arrabbia se il governo in carica per gli affari correnti vende Ita. Dobbiamo prenderci tutti un impegno.

E ha sottolineato:

Siamo pronti a investire in modo massiccio contro il caro energia ma che dopo non butteremo altri soldi. Lo dicano tutti chiaramente: al governo non scasseremo i conti. 

Giorgia Meloni ha già dato rassicurazioni su questo fronte ma Calenda tuona:

Non basta improvvisarsi responsabili per dieci minuti. Il programma che hanno presentato Lega, Fd’I e Forza Italia costa 200 miliardi. Cosi non siamo seri. C’è chi accusa Draghi di essere stato troppo timido, in questa fase. La cosa assurda è che ad accusarlo sono gli stessi che lo hanno sfiduciato, come Conte, Salvini e Berlusconi. Se volevano un premier pienamente operativo, non dovevano mandarlo a casa. Detto questo, credo che l’esecutivo stia agendo con serietà.

Il piano di Calenda contro il caro energia

In merito alla proposta di fissare un tetto europeo al prezzo del gas, Calenda ha detto che è “realizzabilissimo”: 

L’Europa può essere in grado di imporre alla Russia il prezzo del metano. E poi tutti i contratti di fornitura prevedono clausole di forza maggiore per frenare la speculazione. Ma è un’operazione complessa, ci vorrà tempo: prima servono altre misure. 

Calenda spiega i vari punti di attuazione della sua strategia contro il caro energia:

Primo punto: sganciare il prezzo dell’energia prodotta dalle rinnovabili da quella ottenuta con il gas. Secondo: un taglio secco da dieci miliardi alle bollette delle imprese energivore, a partire dal settore dell’acciaio e della ceramica. Terzo: rigassificatore a Piombino, su cui Pd e Fd’I hanno detto tutto e il contrario di tutto.

E conclude:

Bisogna infine comunicare a Bruxelles la sospensione immediata dei crediti Ets, i cosiddetti certificati sulle emissioni che le imprese acquistano in base a quanto inquinano. Di fatto, una tassa in più. Non possiamo permettercelo. Non si può aspettare ancora: alla fine ci arriveranno anche le Istituzioni Ue. Nel frattempo, andiamo di fronte alla Corte di Giustizia europea, se serve.