A partire da questa mattina Gazprom ha interrotto il flusso di gas presso Nord Stream 1 per eseguire i lavori di riparazione previsti dalla programmazione: le forniture dovrebbero riprendere sabato 3 settembre.

Gas, secondo stop per Nord Stream 1 dopo quello di metà luglio

Nuovo blocco al transito di gas su Nord Stream 1 a causa dei lavori di manutenzione programmata: lo comunica Gazprom in una nota e le confermano i principali operatori della Germania, a cui il gasdotto è collegato. Nella nota si legge inoltre che i lavori serviranno a ripristinare lo stock di Portovaya, la stazione salita agli onori delle cronache per la quantità di gas in eccesso che viene bruciata.

In attesa del Consiglio Ue straordinario sull’energia, in programma il prossimo 9 settembre, ieri Ursula Von der Leyen ha fatto sapere che il livello medio di stoccaggi nell’Eurozona ha raggiunto l’80%: l’obiettivo da raggiungere entro fine anno è pari al 90%. Dalla Germania arrivano infine le prime aperture all’introduzione del price cap, come richiesto a gran voce dall’Italia, mentre il cancelliere Olaf Scholz rassicura i suoi concittadini sulla tenuta energetica del Paese in questi giorni di carenza totale. Rimane tuttavia grande perplessità sulla fattibilità tecnica dei lavori, secondo gli esperti di Berlino, segno che ormai lo strappo totale è solo una questione di tempo

Peskov: “La vera causa sono le sanzioni imposte dall’Occidente”

Non solo la Germania, anche la Francia ha visto sospendere del tutto il flusso di gas in entrata: secondo Gazprom Parigi non ha rispettato i contratti e non risulta al passo con i pagamenti. A giustificare le azioni del colosso energetico russo ci ha pensato Dmytro Peskov, il portavoce del Cremlino:

Vi è totale garanzia che, a parte i problemi tecnologici causati dalle sanzioni, nulla interferisca con le forniture attualmente in vigore. La Russia era e rimane pronta ad adempiere a tutti i suoi obblighi contrattuali. Unione europea, Regno Unito, Canada e Stati Uniti hanno imposto sanzioni contro la Russia che non consentono i normali lavori di manutenzione e riparazione, né permettono la registrazione legale della restituzione dei componenti e delle strumentazioni necessarie ai loro luoghi di provenienza. Questo rientra nella sfera di azioni irrazionali dei leader europei, molto difficili da capire e probabilmente impossibili da spiegare, ma per le quali i comuni cittadini sono costretti a pagare un alto prezzo

Dmytro Peskov, portavoce del Cremlino