Mentre i partiti chiedono interventi urgenti del governo contro il caro energia, l’Esecutivo uscente non trova i fondi da stanziare per mettere in campo la manovra: la causa riguarda i mancati introiti dalle tasse sugli extraprofitti alle imprese energetiche nazionali.
Caro Energia, a fronte di 10 miliardi di gettito quasi nessuno ha pagato
Il caro energia non arresta la sua corsa, tuttavia il governo non può procedere all’approvazione del decreto legge anti-rincari poiché mancano i fondi previsti per la manovra. Soldi che sarebbero dovuti arrivare dalla tassazione sugli extraprofitti delle aziende energetiche nazionali, fissata al 25% dall’Esecutivo. In totale si parla di circa 10 miliardi di entrate statali a fronte di un effettivo incasso che supera di poco il 10% della somma prevista.
Mario Draghi aveva promesso battaglia sul tema, inasprendo anche i controlli ma per sua sfortuna c’è chi ha deciso di appellarsi alla giustizia come la romana Acea. Dal Partito Democratico, le deputate Simona Malpezzi e Debora Serracchiani commentano così la vicenda:
Le aziende che si oppongono al versamento della tassa sugli extraprofitti mettono a rischio la tenuta economica e sociale del Paese in uno dei momenti più difficili dal dopoguerra. È grave e preoccupante che non percepiscano l’urgenza di intervenire per garantire che quelle risorse siano riscosse perché indispensabili per finanziare le misure di sostegno per famiglie e imprese già decise dal governo.
Simona Malpezzi e Debora Serracchiani, Pd
Nuovo allarme dal settore industriale
Nel frattempo Confindustria Nord, che riunisce Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto, dirama in collaborazione con i rispettivi assessori allo Sviluppo Economico, un comunicato estremamente preoccupante:
Gli extra costi causati dall’emergenza energetica ammontano a quasi 40 miliardi di euro. L’impatto è devastante e il rischio di deindustrializzazione è reale. Non abbiamo più tempo e una decisione in sede Ue non è più differibile. Le imprese non possono attendere oltre, servono misure necessarie a calmierare i prezzi di gas ed energia elettrica. Invitiamo tutte le forze politiche, anche in campagna elettorale, a sostenere con decisione l’impegno del governo in carica nella difficile trattativa con gli altri Paesi a livello europeo per l’introduzione di un tetto al prezzo del gas
Nota di Confindustria di quattro regioni del Nord Italia
Una situazione che aggrava l’intera filiera produttiva e sbilancia fortemente la competitività tra le aziende italiane e quelle straniere, con ricarichi effettuati lungo la catena di montaggio. Ci sono alcuni settori più in difficoltà, come il tessile, il ceramico e l’edile:
Se l’Europa e il governo italiano non mettono in campo a strettissimo giro misure volte a bloccare gli aumenti ormai insostenibili di gas ed energia, devono essere consapevoli che tireranno il freno a mano a intere filiere produttive. Nel giro di pochi giorni la situazione è precipitata, i costi per le nostre aziende energivore, ovvero quelle di pannelli che rappresentano il primo anello della filiera, sono ormai fuori controllo
Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo
Tra i comparti in allarme c’è anche quello dei trasporti su rotaia come le funivie:
Chiaramente il caro energia inciderà pesantemente. Siamo a costi triplicati rispetto al 2019 e non è detto che non ci saranno ulteriori aumenti. Inevitabilmente questo avrà ripercussioni sulle tariffe degli skipass, fatto che può portare a un’incognita sulla frequentazione delle nostre ski area
Danilo Chatrian, presidente di Anef Valle d’Aosta