Morto lo stambecco che sulle Dolomiti aveva ingoiato una scatoletta di tonno. L’animale era stato soccorso nei pressi del lago di Sorapis, a circa 2000 metri di quota. Il veterinario aveva rimosso la lattina e lo stambecco sembrava stare bene fino al ritrovamento del corpo.
È morto lo stambecco che era stato soccorso Domenica scorsa da un veterinario del Cras di Treviso e da una guardia provinciale di Belluno al lago di Sorapis, sulle Dolomiti bellunesi per rimuovere una scatoletta di tonno arrugginita che aveva addentato e che forse da un paio di giorni, bloccava la mandibola e la lingua impedendogli di nutrirsi.
L’intervento sembrava aver avuto un esito positivo, infatti, passato l’effetto dell’anestetizzante lo stambecco si era rimesso in piedi e aveva ripreso a muoversi. Tutto bene, pareva. Fino al ritrovamento del corpo dell’animale questa mattina.
Lo stambecco era un esemplare maschio di dieci o undici anni di età. In buona salute, prima di ritrovarsi a fare i conti con quella scatoletta. Ai soccorsi era parso smunto per il digiuno forzato, ma senza altri apparenti problemi.
Per l’operazione era stato chiamato il veterinario Marco Martini, che non si trovava in servizio ma una volta ricevuta la segnalazione non c’ha pensato due volte ed è rientrato precipitosamente dalle ferie che stava trascorrendo a Sappada, ha raggiunto Domegge e qui è salito a bordo dell’elicottero dei Vigili del fuoco.
Dopo aver raggiunto il lago, si è smesso sulle tracce dello stambecco inerpicandosi assieme agli altri soccorritori lungo il costone della montagna. L’animale è stato poi addormentato con la tele-anestesia, sparata a distanza attraverso un fucile.
Martini lo ha immediatamente sottoposto a una piccola operazione chirurgica sul posto, liberandolo dalla scatola di latta e pulendo le ferite. E così lo stambecco è potuto tornare a saltare senza problemi tra le Dolomiti bellunesi.
Stambecco morto Dolomiti: il problema dei rifiuti
“Ero in ferie a Sappada, ma sarei rientrato anche se fossi stato. Ci siamo subito messi in marcia. Negli zaini avevamo tutto il necessario per eseguire l’operazione. E questo ha permesso di risolvere il problema senza dover trasportare l’animale in qualche centro, cosa sempre delicata. Dopo l’operazione abbiamo atteso che lo stambecco si risvegliasse e alla fine è potuto tornare subito in libertà” aveva raccontato il veterinario. La notizia del ritrovamento è stata un brutto colpo anche per lui.
Marco Martini, veterinario con studio a Spresiano a Treviso, ricopre da inizio Agosto l’incarico di medico responsabile del centro recupero animali selvatici coordinato della polizia della Provincia di Treviso. “Anche questa volta la Provincia ha dato il suo contributo per la tutela degli animali selvatici del territorio conclude il presidente Marcon attraverso l’esperienza e le competenze del dottor Martini grazie al lavoro di squadra è stato possibile salvare questo animale in difficoltà. Che questo episodio sia un monito a tutti coloro che non rispettano le nostre montagne e l’ambiente per evitare comportamenti di questo genere”.
La scatoletta di tonno ingoiata dallo stambecco del Sorapis era stata abbandonata da tempo, poiché era molto arrugginita e questo ha messo in luce il problema dei rifiuti che risulta notevole su tutte le Dolomiti. “I gestori dei rifugi e le guardie fanno pulizia quasi tutti i giorni, ma è difficile arrivare ovunque”. A spiegarlo è Michele Da Pozzo, direttore del Parco regionale delle Dolomiti d’Ampezzo, svelando come queste figure svolgano un ruolo che va ben oltre i loro incarichi. “Non lo fanno per dovere, ma per coscienza”, precisa Da Pozzo.
Il lago di Sorapis non è compreso nel Parco, fa parte delle Regole che hanno le loro guardie, ma la competenza rimane della Polizia provinciale e, nella pratica, la collaborazione tra questi enti è molto elastica. “Le guardie fanno giri periodici, ma è impossibile essere ovunque e controllare tutto.”
Da Pozzo rivela poi, che c’è un precedente specifico, anche se risale a parecchio tempo fa: “Sono passati quasi trent’anni”, precisa il direttore. “Nei pressi del rifugio Biella, sulla Croda del Becco (gruppo della Croda Rossa), fu trovato uno stambecco che aveva ingoiato una lattina di Coca Cola. Anche quella volta ci fu l’intervento di un veterinario, e l’animale morì qualche giorno dopo a causa del forte stato di debilitazione in cui si trovava”, proprio come lo stambecco ritrovato oggi.