Tragedia in Piemonte, dove un venticinquenne di Torino è morto annegato mentre stava facendo hydrospeed in Valsesia. La tragedia è avvenuta domenica intorno alle 11 in località Scopa, una zona molto frequentata da appassionati di rafting.
La dinamica dell’incidente di hydrospeed in Valsesia
Dalle prime ricostruzioni la vittima si sarebbe ribaltata mentre scendeva la corrente tra le rapide del fiume sull’hydrospeed nel tratto del Sesia in località Scopetta, tra Scopa e Balmuccia (Vercelli). Una volta sott’acqua sarebbe rimasto incastrato con una gambra tra alcune rocce, non riuscendo più a riemergere. Il tutto sarebbe accaduto sotto gli occhi del fratello, che non ha potuto fare nulla per aiutarlo se non chiamare i soccorsi. Vano il prodigarsi dei soccorritori, Vigili del Fuoco, Soccorso Alpino e Speleologico, Soccorso Alpino della Guardia di finanza.
Stando ai racconti dei soccorritori, il giovane era impegnato in una discesa con l’hydrospeed in Valsesia assieme al fratello e a una guida di una locale scuola di rafting. Probabilmente in un salto del fiume ha perso l’hydrospeed ed è finito con la gamba destra sotto alla roccia. Le squadre di soccorso hanno fatto di tutto per liberargli l’arto, che nel frattempo si era fratturato, e far riemergere il venticinquenne in tempo per salvargli la vita, ma tutti gli sforzi sono risultati inutili. Sull’incidente la Procura di Vercelli ha aperto un fascicolo d’inchiesta, indagano i carabinieri.
Le dichiarazioni
La tragedia ha scosso la Val Sesia, frequentata nell’ultima domenica di agosto da molti appassionati degli sport fluviali. L’Unione Montana dei Comuni della Valsesia ha diffuso un messaggio di cordoglio: “siamo vicini alla famiglia del ragazzo morto sul fiume Sesia questa mattina. Un incidente fatale al quale nonostante l’immediato intervento dei soccorsi non è stato possibile porre rimedio”.
Hydrospeed cos’è
L’hydrospeed è uno sport estremo nato in Francia verso la fine degli anni Cinquanta come nuoto in acqua seguendo la corrente. L’idea dell’hydrospeed è stata di tre tecnici di ponti e viadotti (Claude Puch, Pierre Simon e Maurice Tiveron) che, osservando la forza della corrente di un torrente, ebbero l’idea folle di navigarlo su di una ciambella gonfiabile. Con gli anni l’hydrospeed si è evoluto diventando una sorta di bob acquatico, sul quale ci si sdraia a pancia in giù e che protegge e sostiene il corpo durante la discesa fluviale.