Morto Piergiorgio Branzi, il grande fotografo e giornalista fiorentino aveva 93 anni. Collaborò con “Il Mondo” di Pannunzio e nel 1962 Enzo Biagi lo inviò a Mosca per il Telegiornale Rai, fu il primo corrispondente occidentale in Urss.
È morto ieri 27 Agosto 2022, il fotografo e giornalista Piergiorgio Branzi. Aveva 93 anni, ed è stato uno dei grandi nomi della fotografia italiana.
Nato a Signa, poco lontano da Firenze, nel 1928 ma cresciuto nel capoluogo toscano, aveva cominciato a fotografare negli anni Cinquanta. Era proprio la tradizione, anche pittorica, figurativa toscana che lo aveva formato, in quell’atmosfera di “realismo formalista” che si respirava in quegli anni.
Collaborò con settimanali illustrati e in particolare con “Il Mondo” di Pannunzio. Nel 1960 decise di passare al giornalismo e venne assunto alla Rai come giornalista inviato e nel 1962 su incarico di Enzo Biagi, si trasferì a Mosca per diversi anni, diventando il primo corrispondente occidentale nella Russia oltrecortina, per poi essere trasferito dal 1966 al 1969 a Parigi e tornare infine a Roma come commentatore del telegiornale. Da inviato speciale del telegiornale Rai ha realizzato inchieste e documentari televisivi in Europa, in Asia e in Africa.
Dopo Mosca aveva abbandonato la fotografia per dedicarsi alla sperimentazione sia nella pittura che nell’incisione. Il suo primo amore, la fotografia, l’aveva ripreso negli anni Novanta, rivisitando i luoghi di Pasolini.
Nel corso della sua carriera gli sono state dedicate numerose mostre e pubblicazioni, tra queste l’antologica “Il giro dell’occhio” pubblicata nel 2015, libro in cui si intrecciano immagini, riflessioni e ricordi di una stagione chiave per la fotografia e la cultura italiana.
“Il giro dell’occhio in cui ci conduce Piergiorgio Branzi con le sue fotografie è un turbine d’immagini e memorie, di ricordi, impressioni e scelte meditate“, scriveva Alessandra Mauro nell’introduzione al volume. “Di osservazioni coerenti in cui lo sguardo è sempre pronto a percorrere il mondo, tracciare e nominare la visione di profili di terre e di pietre. Una serie di vedute e “rivedute” che comunicano la stessa esperienza esistenziale dell’autore, il suo respiro. Quello di un corpo profondamente attento, lieto di continuare a vivere di meraviglia e di osservazione“. Nel 2016 ha ricevuto anche la menzione d’onore al Premio Bastianelli proprio per quest’opera, pubblicata da Contrasto.
Morto Piergiorgio Branzi: gli inizi e il successo come fotografo
Piergiorgio Branzi aveva iniziato l’attività di fotografo nei primi anni Cinquanta dopo aver conosciuto Vincenzo Balocchi e il gruppo de “La Bussola”, associazione di fotografi creata nel 1947 con l’obiettivo di promuovere la fotografia come arte professionale.
In alcune occasioni Piergiorgio parlava della sua vocazione e diceva:
“Potrà sembrare un’affermazione azzardata ma, a mio giudizio, fotografare è un’operazione compromettente. Compromettente perché quel fondo di bicchiere che conosciamo e che capta quel lampo di luce che racchiude un frammento di realtà, è rivolto verso l’esterno, ma l’immagine proviene dal nostro intimo più profondo e nascosto che ci racconta e ci smaschera“.
Branzi espose per la prima volta nel 1953, all’interno della collettiva Mostra della Fotografia Italiana alla Galleria della Vigna Nuova a Firenze, per poi partecipare alle principali esposizioni italiane e vincere diversi concorsi nella seconda metà degli anni Cinquanta. Intraprese lunghi viaggi in motocicletta e in automobile attraverso l’Italia e la Spagna. Viaggi che lui stesso ha documentato con la macchina fotografica raccontando la vita quotidiana dei Paesi che attraversava, rielaborando in modo originale la lezione di Henri Cartier-Bresson.
Le sue fotografie sono state esposte in numerose mostre italiane e del mondo, dedicate alla fotografia del Novecento, inclusa la prestigiosa “Italian Metamorphosis” al Guggenheim di New York. Branzi è considerato un indiscusso maestro italiano. Ha collaborato negli ultimi 20 anni con Contrasto e Fondazione Forma per la Fotografia, che oggi, si sono uniti al cordoglio della moglie Gloria e dei figli Silvia e Simone.