Caro bollette, scuole chiuse per risparmiare su gas ed energia

Il costo delle bollette rischia di diventare insostenibile per molte famiglie e aziende italiane.

Il prezzo del gas e dell’energia elettrica, infatti, continua ad essere alle stelle.

Come anticipato da “Arera”, questi costi sono destinati a raddoppiare a partire da ottobre.

Cresce sempre di più la richiesta alle istituzioni governative di un intervento straordinario che preveda sostegni mirati per aiutare almeno i più deboli.

Se la crisi energetica dovesse proseguire in questo modo, “Confcommercio”, ha stimato che 120 mila imprese potrebbero dichiarare il fallimento, innalzando la soglia dei licenziamenti a 370 mila.

Inoltre, il caro energia avrebbe effetti devastanti anche sull’inflazione e potrebbe portare ad una vera e propria crisi alimentare.

Proprio per questo, “Coldiretti”, ha lanciato l’allarme, secondo il quale, 2,6 milioni di italiane rischiano di dover chiedere aiuto per alimentarsi, già dai prossimi mesi.

Il caro bollette, dunque, ancor più di quello dei carburanti, è uno dei problemi da risolvere quanto prima possibile.

Proprio per questo, le incombenti elezioni politiche, hanno spinto i vari partiti ad avanzare delle soluzioni e tra essi, uno dei piani per fronteggiare la situazione, riguarda l’ambito scolastico.

Caro bollette, scuole chiuse un giorno in più a settimana

In alcuni Comuni italiani, principalmente del Nord Italia, si sta vagliando l’idea di una possibile riduzione della settimana scolastica.

La settimana corta, come viene spesso definita, avrebbe l’obiettivo di risparmiare sui consumi di gas e luce.

Si tratta, chiaramente, di una pratica che andrebbe ad inserirsi in un piano molto più vasto per ridurre l’energia e il gas utilizzati.

L’ipotesi, sta per essere discussa anche in altri Paesi. In Inghilterra, ad esempio, si sta valutando addirittura di ridurre le lezioni in classe a soli tre giorni.

Nel nostro Paese, la proposta della settimana corta, è stata avanzata già da giugno da Giuseppe Bonelli, il direttore dell’Ufficio scolastico territoriale di Brescia, che chiedeva di coinvolgere i 39 istituti superiori della zona.

Ad oggi, l’ipotesi è stata condivisa anche dal vicepresidente della provincia di Verona David Di Michele di Fratelli d’Italia, mentre al contempo, anche a il sindaco di Benevento, Clemente Mastella ha convocato i presidi scolastici per discutere di questa opzione.

Per il momento, saranno le scuole e gli enti territoriali, in qualità di responsabili degli edifici e dell’utilizzo dei servizi in questione, a compiere le necessarie scelte di risparmio.

Ma, per quanto riguarda l’applicazione della misura discussa, sarà necessaria un’apposita legge nazionale che permetterà agli istituti scolastici di ridurre la settimana di lezioni in presenza degli alunni.

Questo significherebbe che, per fronteggiare il caro bollette, le scuole rimarrebbero chiuse per un giorno in più a settimana, cioè il sabato, fissando a cinque le giornate di lezione in classe.

A questa determinata proposta, avanzata per la prima volta in Venero, ne sono seguite molte altre simili, provenienti da molte altre regioni d’Italia.

Ostacoli e dubbi sull’orario scolastico ridotto

Come già anticipato, sarà necessaria l’emanazione di una norma nazionale per rendere operativa in tutta Italia, la proposta della settimana corta.

Tra l’altro, bisogna tenere in considerazione che molti istituti prevedono anche dei corsi aggiuntivi e spesso obbligatori che ampliano il normale orario scolastico.

Si fa riferimento, in particolare, ai corsi di potenziamento linguistico, matematico e informatico.

A questi vanno ad aggiungersi anche i corsi di recupero e le attività extracurricolari, in cui si praticano il teatro, le arti figurative e la musica.

Alcuni Dirigenti scolastici hanno, anche, sottolineato la volontà degli studenti.

Secondo un sondaggio, i cui risultati sono stati riportati dal “Corriere della Sera”, la maggior parte degli studenti è apparsa più dubbiosi che entusiasta per questa nuova ipotesi e, i più si sono dichiarati addirittura contrari.

 Tuttavia, come riportato da David Di Michele, che appoggia l’ipotesi della settimana corta a scuola, i costi energetici il buon funzionamento degli istituti veronesi sono aumentati notevolmente.

Nel 2021, infatti, i costi per riscaldamento e illuminazione si aggiravano intorno ai 4,8 milioni di euro ed erano già in netto aumento rispetto ai 3,5 milioni dell’anno precedente.

Adesso, le stime riguardo ai prossimi mesi proiettano uno scenario ancora peggiore, prevedendo l’esborso di oltre 8 milioni di euro. Una somma che sarebbe insostenibile per molte realtà del territorio.