Emergenza caldo e Washington sono collegate da un filo sottile, quello che parte da una ricerca ed è proiettato verso il 2100. Infatti la situazione nei prossimi cinquant’anni potrebbe drasticamente cambiare per l’umanità, sia a causa del surriscaldamento globale sia per l’aumento del tasso di inquinamento tra smog, luci e rifiuti. Proprio una nuova ricerca dell’Università di Washington e dell’Università di Harvard spiega l’impatto delle temperature, a livello mondiale, a seconda delle future emissioni di gas serra. Tutto potrebbe vertiginosamente crollare entro il 2100.
A fare il paio con questa ricerca interviene anche il Nature Communications da ricercatrici e ricercatori della Fondazione Cmcc-Centro Euro -Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, dell’Università Ca’ Foscari Venezia, di Rff-Cmcc European Institute on Economics and the Environment e di Lshtm – London School of Hygiene&Tropical Medicine. “A causa delle ondate di calore – riferisce il Nature Communications – la domanda globale di elettricità aumenterà del 7% entro il 2050 e del 18% entro il 2100, con importanti aumenti dei costi dei nostri sistemi energetici se non si implementeranno politiche aggressive di mitigazione dei cambiamenti climatici“.
Emergenza caldo, cresce la paura per il futuro
I rischi per la popolazione mondiale, alla luce dell’emergenza caldo, rischiano di precipitare rovinosamente per le generazioni del futuro. Lo studio, spiega una nota, evidenzia che “l’energia necessaria per l’adattamento ai cambiamenti climatici comporterà investimenti e costi energetici più elevati di quanto si stimasse precedentemente. Ridurre drasticamente e rapidamente le emissioni climalteranti avrebbe quindi il vantaggio, finora trascurato dal dibattito pubblico e dalle negoziazioni sul clima, di evitare una gran parte dei consumi e dei costi energetici dovuti all’adattamento”.