Papa Francesco sogna in grande e in un’intervista all’emittente sudcoreana KBS ha dichiarato convintamente di voler intraprendere un viaggio in Corea del Nord se dovesse arrivare un invito ufficiale da Pyongyang e da Kim Jong-un.

Papa Francesco richiama all’ordine i leader mondiali

Papa Francesco si è intrattenuto per circa una mezz’ora in un’intervista all’emittente sudcoreana KBS dove il momento saliente è stata la dichiarazione in merito a un viaggio in Corea del Nord su eventuale invito ufficiale del Paese. Un desiderio che ha il sapore dell’auspicio, contornato da altre riflessioni inerenti la guerra in Ucraina e il richiamo alla Corea del Sud di lavorare sempre per la pace futura insieme ai “cugini”:

Se vogliamo guarire il nostro mondo, così duramente afflitto da rivalità e violenza che nascono dal desiderio di dominare abbiamo bisogno di cittadini responsabili e soprattutto di leader capaci. Una società giusta non può esistere senza il vincolo della fraternità, cioè senza un senso di responsabilità condivisa e di preoccupazione per lo sviluppo e il benessere integrale di ogni membro della nostra famiglia umana

Per porre le basi di uno sviluppo di una comunità mondiale è pertanto necessaria la migliore politica, posta al servizio del vero bene comune. Incoraggio dunque i leader a perseguire, sia a livello nazionale che internazionale, politiche e leggi che cerchino di affrontare le numerose situazioni di disuguaglianza e ingiustizia che minacciano il tessuto sociale

Papa Francesco alla KBS

Niente incontro con Kirill, in bilico la relazione con l’Ucraina

Sullo sfondo, per un invito in sospeso c’è al contempo il nuovo rifiuto del Patriarca russo Kirill alla richiesta di incontro avanzata qualche settimana addietro dal Pontefice. L’occasione sarebbe potuta essere il meeting di Astana, in Kazakistan, il prossimo 13 settembre, prima che il capo della chiesa ortodossa ribadisse il suo “no” per la seconda volta.

Fonti interne parlano di fastidio e irritazione come sentimenti predominanti alla luce delle affermazioni pronunciato da Bergoglio in passato, su tutte l’epiteto “chierichetto di Stato”. E se l’asse Vaticano-Mosca è destinato a rimanere freddo ancora a lungo, quello Vaticano-Kiev ha subìto una brusca gelata a causa dell’atteggiamento di Papa Francesco nei confronti di Darya Dugin. L’ambasciatore ucraino alla Santa Sede, Andrii Yurash, ha espresso profondo sgomento per la misericordia mostrata dal leader cattolico che avrebbe così paragonato aggressore e vittima.

Anche esponenti della Chiesa polacca, sempre molto vicina alle questione della Santa Sede, non avrebbe gradito il comportamento di Bergoglio. Pesa infine il continuo rinvio del Pontefice in un viaggio a Kiev e nei luoghi simbolo della guerra, nonostante le pressioni di Volodymyr Zelensky.