Sul trono del Vecchio Continente c’è l’Italia del nuoto. La rassegna continentale della vasca, ospitata a Roma, si è conclusa con numeri da capogiro: la squadra italiana è la prima nel medagliere europeo 2022 per distacco, con 35 medaglie complessive di cui 13 ori, 13 argenti e 9 bronzi. L’Ungheria, seconda europea ha conquistato 15 medaglie in tutto (5 ori, 7 argenti, 3 bronzi), mentre chiude il podio la Gran Bretagna, a quota 15 medaglie (4 ori, 5 argenti, 6 bronzi). Un’edizione trionfale anche sotto il punto di vista organizzativo. Il nuoto italiano ha dimostrato di saperci fare e l’atmosfera che si è respirata assomigliava alle notti magiche cantate da Gianna Nannini tanto è stato l’entusiasmo. Un clima di festa dal primo all’ultimo giorno. Ed è stato emozionante ascoltare l’Inno di Mameli cantato dagli atleti e dai tifosi sulle tribune. Su questo aspetto ha scritto un articolo Giorgio Ragazzini: “Il pubblico lo ha cantato a squarciagola, saltando e ridendo nel gridare siam pronti alla morte, l’Italia chiamò”.

Quell’Inno che solo nel 2017 è stato riconosciuto per legge

E’ stata un’altra occasione di rivincita del Canto degli Italiani, diventato inno nazionale per legge solo nel dicembre 2017 e per lungo tempo snobbato. “E si capisce – spiega Ragazzini – l’idea di Patria venne spazzata via dagli internazionalismi pacifisti o proletari; le guerre diventarono tutte indistintamente inutili stragi, con l’eccezione dei profitti di cui l’industria bellica era pronta ad abbuffarsi; di conseguenza, l’essere pronti alla morte se chiamati dall’Italia era per molti diventato incomprensibile e persino riprovevole”. Il testo esprime bene il patriottismo di Goffredo Mameli, patriota, massone, che morì a ventidue anni sul Gianicolo per una ferita alla gamba. Fece in tempo a scrivere l’inno ma alcuni anni fa venne proposto addirittura di sostituirlo con il Va Pensiero. Con il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il Canto degli Italiani ha messo radici. Lo cantano gli atleti e i tifosi, ha accompagnato i giorni durissimi della pandemia quando giovani e anziani lo hanno urlato dalle finestre per sentirsi un popolo unito e con la speranza di tornare ad essere felici.

Stefano Bisi