I sindacati della Gran Bretagna hanno annunciato un grande sciopero degli autisti dei bus a Londra, dove un incendio aveva bloccato la circolazione della metropolitana la scorsa settimana, per il prossimo week end per protestare contro i salari inadeguati all’aumento del costo della vita. Questa è soltanto ‘ennesima mobilitazione sindacale di reazione all’inflazione record nel Regno Unito. Circa 1.600 sono gli autisti dei bus invitati dal sindacato di categoria Unite a incrociare le braccia per lo sciopero domenica e lunedì prossimo, che è una giornata festiva in Gran Bretagna.
La mobilitazione dello sciopero degli autisti riguarda soltanto una parte della rete dei famosi “double deck bus”, gli autobus rossi a due piani che caratterizzano la capitale britannica, ovvero quelli gestiti dalla società London United, filiale del gruppo francese RATP che gestisce anche i trasporti pubblici parigini. Le linee interessate dallo sciopero degli autisti dei bus a Londra riguarderà però le linee che percorrono il quartiere di Notting Hill, dove in questo prossimo week end si torna a festeggiare il tradizionale “carnevale” di agosto, per la prima volta dal 2019 dopo l’interruzione dovuta al Covid, un evento per il quale si prevede un pubblico di due milioni di persone.
Sciopero degli autisti dei bus a Londra, ma anche al porto di Felixstowe
Il sindacato afferma che l’aumento di stipendio proposto da RATP Dev per il 2022, il 3,6%, e per il 2023, il 4,2%, corrisponde a “un calo dei salari in termini reali”. L’inflazione ha raggiunto nel Regno Unito il 10,1% annuale lo scorso luglio, il massimo di 40 anni, ed è prevista al 13% in ottobre. Questa è soltanto l’ultima agitazione sindacale del Regno Unito, dove soltanto nella giornata di ieri è iniziato uno sciopero di 8 giorni dei quasi 2.000 lavoratori del porto di Felixstowe, 150 km a nord-est di Londra, per chiedere il rinnovo contrattuale e l’aumento degli stipendi, fermi da anni. Ricordiamo che il prossimo 5 settembre sono state fissate le elezioni per eleggere il successore del dimissionario Boris Johnson.