Luigi Di Maio, Enrico Letta, Maurizio Lupi, Giorgia Meloni, Ettore Rosato, Matteo Salvini e Antonio Tajani: al Meeting di Rimini oggi è il giorno dei leader di partito. Tutti insieme sul palco dell’evento di Comunione e Liberazione per un dibattito sui temi al centro della campagna elettorale, a poco più di un mese alle elezioni politiche del 25 settembre.

Meeting di Rimini, il confronto tra Letta, Meloni, Salvini, Tajani e Di Maio

Per il secondo anno consecutivo al Meeting di Rimini l’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà ha organizzato un incontro con tutti i più importanti leader politici del momento.

Il primo a prendere la parola è il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, capo politico di Impegno Civico, che ha parlato del problema del prezzo del gas.

“Oggi abbiamo aziende che un anno fa in questo mese pagavano 100 mila euro di bollette energetiche e oggi pagano quasi un milione. Questo è il motivo per cui non doveva cadere il governo Draghi. Ma questo non significa che possiamo aspettare il nuovo governo, noi dobbiamo vincere in Europa la battaglia per il tetto massimo al prezzo del gas“.

Di Maio ha poi parlato del salario minimo.

“Oggi un professionista è pagato per quel che vale? Un dipendente è pagato per quanto si è formato e per le esperienze che ha? In molti casi no. Per questo serve il salario equo e una equa retribuzione anche dei professionisti. Abbiamo giovani che guadagnano 2-3 euro all’ora, questo non è dignitoso ma dobbiamo farlo con le aziende, la contrattazione e la negoziazione tra parte datoriale e parte dipendente è fondamentale per un salario dignitoso. Poi c’è il tema del salario equo”.

 “È la mia prima volta al Meeting“, esordisce Giorgia Meloni, ospite del Meeting di Rimini in un incontro con tutti gli altri leader politici. La leader di Fratelli D’Italia ha riscosso calorosi applausi dalla platea e si è detta favorevole al price cap a livello europeo commentando la proposta del segretario Pd Enrico Letta di una legge per fissare un tetto del prezzo dell’energia in Italia per 12 mesi.

La Meloni si è soffermata poi sul ruolo della politica oggi.

“Un partito che non ha sedi nel territorio è un partito che non esiste, la partecipazione si può fare anche on line ma è diverso l’approccio: è molto più difficile rispondere a un partito di persone che hai di fronte che fare una diretta facebook di fronte a 5 mila persone che non vedi. FdI è l’unico partito a presentare in Parlamento una proposta sulle preferenze“.

Il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, ha parlato del pericolo del presidenzialismo e ha rivendicato le scelte fatte a livello elettorale.

“Se vinceremo noi il lavoro che sarà fatto sarà per rendere la Costituzione ancora più applicata, applicare l’articolo 49. Ma se non vincessimo faremo di tutto perché il paese non scada nel presidenzialismo, no a scorciatoie ma rafforzare la centralità del parlamento”.

“La differenza tra la mia voce e quella degli altri leader dei partiti che sono qui con me è che il mio è l’unico partito che sarà sulle schede elettorali con il proprio simbolo e non con il mio nome. Rivendico questa scelta perché il partito è una comunità di persone, non è un leader. E questo rappresenta la scelta in linea con la Costituzione che ci ha dato il parlamentarismo.”

Matteo Salvini, segretario della Lega, ha iniziato parlando di temi etici e del riferimento ai valori cristiani in campagna elettorale.

“I centri di aiuto alla vita, sono 300 in Italia, sono una delle cose più belle che abbiamo penso che la famiglia sia un valore, le comunità locali, il volontariato, il terzo settore, la sussidiarietà, il terzo settore, la scelta educativa, penso che alcune pratiche come l’utero in affitto debbano essere messe fuori legge a livello nazionale e internazionale poi rispetto tutti quelli che non la pensano come me”.

Dispiace che persino su un verbo come ‘credere’ ci sia stato un mare di polemiche, perché non è un’esclusiva di nessuno, credere è la cosa più bella che soprattutto un ragazzo e una ragazza possono fare; credere in un futuro migliore, nei valori nell’onesta, nel merito e anche in una sana competizione. Credo e mi piace ricordarlo a chi crede un po’ di meno”.

Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia, si è soffermato sul sistema scuola-lavoro.

“Chi può lavorare deve andare a lavorare. È una questione di competenze e di qualità oltre che di formazione. Rafforzare il collegamento fra scuola, università e impresa. Assumere i giovani significa avere una fase di formazione, come è in Germania. Ho visto giovani lavorare in acciaieria avere il posto perché, da studenti, hanno fatto due anni in quella acciaieria. Anche favorire una formazione tecnico professionale serve. Non dobbiamo tutti studiare economia, filosofia. Il sistema duale scuola-lavoro non deve essere una barzelletta, ma deve funzionare“.

“Le università devono essere anche riformate, devono cambiare. Troppi nepotismi e troppi baroni. Ogni giovane deve essere formato per fare ciò che più gli piace. Ogni famiglia italiana deve essere libera di poter scegliere tra scuola statale e scuola non statale. Il servizio è sempre pubblico, esercitato non dallo stato ma da chi collabora con lo stato”.

Ettore Rosato, presidente di Italia Viva, al Meeting di Rimini durante il confronto fra i leader politici ha attaccato duramente il reddito di cittadinanza.  

“Dove c’è lavoro nero c’è una economia sommersa che impoverisce tutta la società e il lavoro nero è un punto su cui dobbiamo avere consapevolezza, investendo energie. Il reddito di cittadinanza è profondamente sbagliato perché la povertà non si combatte con i soldi, ma richiede un insieme di servizi che solo enti locali e Terzo settore insieme possono garantire. Il reddito di cittadinanza ha rotto il meccanismo per cui il lavoro è un diritto ma anche un dovere, ha tolto il piacere di lavorare a tanti ragazzi. Dobbiamo uscire dalla cultura dell’assistenzialismo di stato. La nostra proposta è che sotto i 25 anni non si paghino le tasse sul lavoro”.

Maurizio Lupi, capo politico Noi Moderati, ha detto che il Parlamento deve rappresentare interessi società.

“Ho letto sui giornali che il Meeting dovrebbe avere meno politica e più cultura. La politica è la forma più alta di cultura che ci sia. Il problema non è meno politici ma che tipo di politica. Circa cento anni fa, un sacerdote prima di fondare un partito girò per sette anni l’Italia è incontrò tutte le realtà vive del Paese e poi fondò il Partito Popolare. Si chiamava Don Sturzo. Noi abbiamo la presunzione di rispondere e sostituirci alla vostra libertà e questo è l’errore più grande che la politica può compiere. Siamo in grado di raccogliere la sfida? Il parlamento deve essere il luogo in cui si rappresentano gli interessi vivi della società. Siamo arrivati all’obbrobrio che rappresentare gli interessi diventa un reato. Il governo Draghi è stato il più grande atto della politica con la ‘P’ maiuscola”.