Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha emanato il decreto ministeriale di attuazione della norma contenuta nel decreto legge semplificazioni, pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso 19 agosto, con cui si prevede che ”il datore di lavoro comunichi in via telematica al ministero i nominativi dei lavoratori e la data di inizio e di cessazione delle prestazioni di lavoro in modalità agile”. Il decreto ha fatto chiarezza su cosa cambia per lo smart working a partire dal 1 di settembre.

Smart working: le novità dal 1 settembre 2022

Dal prossimo 1° settembre viene meno qualsiasi agevolazione lato smart working, con il ripristino della normativa del pre Covid. Tuttavia, come previsto dal decreto Semplificazioni, resiste la possibilità per il datore di lavoro di comunicare esclusivamente gli estremi dei dipendenti che lavorano in modalità agile, senza che sia necessario inviare la copia di ogni singolo accordo individuale.

Andrea Orlando ha spiegato che l’esigenza di semplificazione degli obblighi di comunicazione nasce dalla necessità di rendere strutturale una procedura già ampiamente sperimentata nel periodo emergenziale in considerazione di un sempre maggiore utilizzo di questa modalità di svolgimento del lavoro

In questo modo si snelliscono le procedure per i datori di lavoro e non si aggravano gli uffici ministeriali di adempimenti amministrativi ritenuti non necessari

Ha affermato il ministro.

Dall’1 settembre, dunque, per il datore di lavoro ritorna l’obbligo di stipulare un accordo individuale con il dipendente impiegato in smart working, ma qualora ci fosse più di un lavoratore coinvolto sarà comunque possibile inviare i dati in modo massivo.

Si ritorna alla regole pre-pandemia 

I passi avanti fatti durante la pandemia, quindi, sono stati tutti azzerati. Chi pensava che la modalità di lavoro agile sarebbe rimasta anche con il ritorno alla normalità, infatti, dovrà ricredersi visto che a parte l’eccezione dell’invio massivo dei dati dei lavoratori impiegati in modalità agile c’è stato il pieno ritorno alle regole pre pandemia, quando il ricorso allo smart working era molto meno diffuso rispetto a oggi.