È stata descritta per la prima volta da un medico britannico nel 1789, registrandosi per la prima volta in Europa e negli Stati Uniti all’inizio del Novecento. Si tratta della poliomielite, una grave malattia infettiva per la quale al momento non esistono cure e di cui si è tornati recentemente a parlare. Dalle principali caratteristiche alla sintamotologia e ai vaccini: tutto quello che c’è da sapere.

Poliomielite: cos’è e come si trasmette

La poliomielite è una malattia altamente infettiva causata dalle tre forme esistenti di poliovirus (appartenenti alla specie degli enterovirus), che invadono il sistema nervoso centrale e, nel giro di poche ore, distruggono le cellule neurali colpite, causando una paralisi che può diventare, nei casi più gravi, totale. Più comunemente ad essere colpiti sono i muscoli delle gambe, che perdono tono muscolare e diventano flaccide, una condizione nota, appunto, come “paralisi flaccida”. Ma l’infezione può anche estendersi a tutti gli arti, rendendo il malato tetraplegico. Nella forma più grave, quella bulbare, il virus paralizza i muscoli innervati dai nervi craniali, riducendo la capacità respiratoria, di ingestione e di parola.

Ma come si trasmette il poliovirus? Il contagio può avvenire per via oro-fecale, attraverso l’ingestione di acqua o cibi contaminati o tramite la saliva e le goccioline di persone già infettate. Essendo l’uomo l’unico serbatoio naturale del virus della poliomielite e data la ridotta probabilità che un individuo infettato mostri subito sintomi chiari e visibili, come la paralisi, la catena di trasmissione può allargarsi velocemente, soprattutto in assenza di misure igieniche adeguate. La malattia può colpire persone di tutte le età, ma si manifesta principalmente nei bambini con meno di cinque anni.

Poliomielite: quali sono i sintomi e i trattamenti

I sintomi iniziali della malattia sono molto comuni. Si tratta perlopiù di:

  • febbre
  • stanchezza
  • vomito
  • irrigidimento del collo
  • dolore agli arti

Una minima parte delle persone infette, circa una su duecento secondo i dati dell’Oms, può andare incontro a una paralisi irreversibile, mentre il 5-10% dei malati muore a causa della paralisi dei muscoli dell’apparato respiratorio. La paralisi è quindi la manifestazione più evidente della malattia, ma solo l’1% dei malati presenta questo sintomo, rendendone la diagnosi molto complicata. Non sono chiari i motivi che portano un individuo a sviluppare la forma più grave di polio, ma tra i fattori di rischio l’Oms cita:

  • immunodeficienza
  • gravidanza
  • rimozione delle tonsille
  • iniezioni intramuscolari
  • esercizio fisico vigoroso e/o esagerato
  • ferite o lesioni

Ciò che è noto è che la poliomielite non può essere, al momento, curata: esistono solo trattamenti  sintomatici che possono solo in parte minimizzare gli effetti della malattia. Per questo è molto importante la prevenzione tramite vaccinazione. Ne esistono due: quello “inattivato” di Salk (IPV), da somministrare con iniezione intramuscolo, e quello “vivo attenuato” di Sabin (OPV), da somministrare per via orale, che ha permesso di eradicare la malattia in Europa. Dal 2002 in Italia l’unico vaccino somministrato è quello inattivato, anche se presso il Ministero della salute è conservata una scorta di vaccino orale attivo come misura precauzionale, in caso di emergenza e di importazione del virus. Nel mondo il problema è infatti ancora attuale, soprattutto in paesi come il Pakistan e l’Afghanistan, tanto da spingere l’Oms a presentare, nel 2021, la “Polio Eradication Strategy 2022-2026”, un piano per rafforzare le tecniche di eradicazione della poliomielite nel globo.

Perché adesso anche da noi si è tornati a parlare della malattia?

Si è tornati a parlare di poliomielite quando, lo scorso giugno, le autorità britanniche hanno segnalato un potenziale focolaio di poliomielite a Londra, dopo che erano stati scoperti dei campioni positivi nelle acque di scolo della città. È poi stata la volta degli Stati Uniti: oltre 40 anni dopo l’ultimo caso domestico e a nove anni dall’ultimo caso importato, negli Stati Uniti la malattia è stata diagnosticata a un ragazzo della contea di Rockland, a New York, lo scorso luglio. Adesso, sempre negli Usa, si è registrato il primo caso di polio paralitica in un adulto non vaccinato e a New York la presenza del poliovirus è stata rilevata nelle acque reflue dopo dei controlli effettuati in seguito al primo caso. In Italia, Roberto Burioni aveva già messo in guardia sull’importanza della prevenzione con un post su Twitter: “Se avete avuto la pessima idea di non vaccinare i vostri figli (o non siete vaccinati) provvedete immediatamente”.