La città è stata sconvolta dall’incidente di Pordenone in cui una militare della base Usaf ha ucciso il giovane 15enne Giovanni Zanier. Gli esami hanno stabilito che la militare americana guidava in stato di ebbrezza con un tasso alcolemico di 2,09 quattro volte sopra i limiti di legge. Ora parla la madre del ragazzo morto nell’incidente di Pordenone ed esprime tutta la sua sfiducia verso la giustizia, conscia di quanto già avvenuto in passato per analoghi reati commessi da militari americani.

Quella donna deve essere processata in Italia e scontare qui l’intera pena Sappiamo tutti i precedenti che hanno coinvolto militari americani in gravissimi incidenti in Italia. La verità è che, in queste zone, fanno quello che vogliono e restano impuniti”, le parole della donna riportate dall’Ansa.

Sono indignata. E non ho alcuna fiducia in un processo vero perché la donna che ha ucciso mio figlio è una militare della base Usaf e quindi l’America farà di tutto per proteggerla, nonostante l’evidenza del reato commesso”, spiega la madre del 15enne morto travolto nell’incidente di Pordenone. La donna ha poi raccontato degli inquietanti dettagli sulla dinamica della tragedia: “Poco prima dell’incidente un automobilista ha incrociato la militare che correva come una pazza zigzagando. Ha lampeggiato più volte inutilmente. Poi nello specchietto retrovisore ha visto l’auto che alla rotatoria è andata dritta prima di carambolare su mio figlio e ucciderlo”.

La madre di Giovanni Zanier ha poi ricordato gli istanti terribili in cui ha saputo della tragedia: “Sono stata svegliata alle 4.14 dalla telefonata di una donna il cui nipote si trovava nella stessa discoteca dove avevo portato mio figlio. Mi ha detto che Giovanni aveva avuto un incidente e che era stato trasportato all’ospedale”. La madre spiega poi di stare vivendo un dolore inimmaginabile: ”Non mangiamo e non dormiamo più, io e mio marito pensiamo solo al nostro Giovanni che non c’è più” proseguendo poi a proposito di un eventuale perdono ”Non voglio più vedere quella donna per il resto della mia vita, non sarei padrona delle mie azioni”. Nonostante il pronto soccorso, portato anche dalla militare USA che si è fermata dopo l’incidente di Pordenone per prestare aiuto a Giovanni, per il 15enne non c’è stato nulla da fare e bisognerà attendere gli sviluppi della giustizia su questo caso di omicidio stradale.