Per chi è appassionato del calcio degli anni Sessanta e Settanta la pagina “ritratti d’autore” del Corriere della Sera dedicata a Manlio Scopigno è da incorniciare. Gian Antonio Stella ha descritto quell’allenatore del Cagliari dei miracoli, che vinse lo scudetto nella stagione ’69-70 senza acquisti miliardari ma grazie ad un brillante gioco di squadra e al fenomeno Gigi Riva. E proprio il tecnico e l’ala sinistra più forte di tutti i tempi sono immortalati in una di quelle foto che rendono eterno un momento che altrimenti sarebbe volato via. Scopigno era chiamato il filosofo perchè era stato studente-lavoratore alla Sapienza a Roma e i docenti che lo interrogavano si chiedevano il perchè un calciatore dovesse imparare la letteratura. Ma quello che aveva compreso sui banchi dell’università l’allenatore lo trasferisce sulla panchina dove fumava una sigaretta dietro l’altra. Oggi non lo potrebbe fare. Hanno vietato, dico giustamente, questo vizio. E’ famosa una sua battuta: “Il calcio è un castello le cui fondamenta edificato sulle bugie. Io dico pane al pane e brocco al brocco”. E un’altra ancora: “Nel calcio la cosa più pulita è il pallone, quando non piove”. Riuscì a portare lo scudetto a Cagliari, la società rossoblù del presidente Andrea Arrica. L’impresa di una squadra indimenticabile, imperniata su Enrico Albertosi in porta, il capitano Pier Luigi Cera e Rombo di Tuono a scardinare le difese avversarie. E tra le nubi di fumo delle sigarette di Scopigno il miracolo riuscì.
I miracoli di Fiorentina e Cagliari firmati da due allenatori fuori dagli schemi
Come quello dell’anno precedente, la stagione ’68-69, quando un altro allenatore amante della nicotina condusse la Fiorentina alla vittoria del secondo scudetto della storia viola. Si chiamava Bruno Pesaola detto Il Petisso (piccoletto). Veniva da Napoli, la città che più lo ha amato, e in riva all’Arno storsero il naso, ipercritici come sono da sempre i tifosi gigliati. Ma quella Fiorentina yè yè costruita anni prima da Beppe Chiappella era diventata matura grazie all’inserimento di giocatori esperti come Giancarlo De Sisti detto Picchio e Amarildo, un campione con tanta voglia di riscatto. Esplosero i ragazzi del presidente Nello Baglini, da Superchi a Ferrante, da Chiarugi a Merlo, e i viola conquistarono lo scudetto, proprio sul campo della rivale di sempre, la Juve. Tra una sigaretta e l’altra, quelli di Scopigno e di Pesaola sono veri miracoli calcistici.
Stefano Bisi