West Nile a Padova, 10 pazienti sono ricoverati in terapia intensiva, alcuni di loro sono relativamente giovani. L’esperto raccomanda: “l’uso di repellenti, evitare luoghi nei pressi di acque stagnanti e consiglia l’uso di vestiti a maniche lunghe”. In Italia si contano 13 morti, 8 dei quali in Veneto.
All’ospedale di Padova, in pochi giorni, sono diventati 10 i pazienti in gravi condizioni ricoverati in terapia intensiva contagiati da West Nile. Sta diventando preoccupante la crescita dei casi di infezione da Virus del Nilo in tutta Italia ma soprattutto in Veneto, regione che ha visto il più alto numero di morti fino ad ora.
Complessivamente nell’ospedale della città euganea si trovano 15 persone contagiate da West Nile, rende noto l’azienda ospedaliera. “Alcuni di questi pazienti ospitati in terapia intensiva sono relativamente giovani, attorno ai 50-60 anni. I restanti sono anziani, colpiti duramente da questo virus, che quest’anno sembra particolarmente aggressivo”, afferma il direttore generale dell’Azienda Ospedale Università Padova, Giuseppe Dal Ben.
Padova West Nile: come ridurre il rischio di contagio
Dal Ben sottolinea l’importanza delle misure di contenimento del contagio dall’infezione, trasmessa quasi esclusivamente dalle zanzare comuni, quelle delle specie culex pipiens.
“Consigliamo grande attenzione e di adottare le più elementari misure di contenimento del contagio”, spiega il dirigente sanitario. “Raccomanda inoltre, l’uso di repellenti e di evitare luoghi all’aperto nei pressi di acque stagnanti e possibili ambienti a rischio, e consiglia l’uso di vestiti a maniche lunghe”.
In Italia continua a salire il numero dei contagiati dal Virus del Nilo e l’ultimo aggiornamento dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), che risale al 18 Agosto scorso rileva che dall’inizio di Giugno 2022 sono stati confermati in Italia 230 casi di infezione da West Nile Virus nell’uomo e 13 decessi.
Dei 230 casi, rileva l’Iss, “127 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva (dei quali 14 in Piemonte, 8 in Lombardia, 71 in Veneto, 3 in Friuli-Venezia Giulia, 29 in Emilia-Romagna, 1 in Toscana, 1 in Sardegna), 37 sono stati i casi identificati in donatori di sangue, 63 i casi di febbre di cui 1 in Piemonte, 4 in Lombardia, 55 in Veneto, 1 in Friuli-Venezia Giulia e 2 in Emilia-Romagna e 3 sono i casi sintomatici tutti in Veneto”.
Nuovi casi a Padova e in Toscana
Dopo l’aumento dei ricoveri in terapia intensiva il sindaco di Padova, ha firmato un’ordinanza urgente per dare avvio alla disinfestazione in alcune parti della città, dove sono scoppiati i due nuovi focolai di West Nile.
Nelle ultime ore, inoltre l’Ulss 6 ha reso noto al settore ambiente del Comune di Padova il manifestarsi di altri due ulteriori casi di West Nile, l’infezione trasmessa dalle zanzare Culex Pipiens. Quindi, viste le indicazioni impartite dalla Regione Veneto e l’aumento dei contagi, il sindaco Sergio Giordani ha subito emesso l’ordinanza urgente per la disinfestazione, attraverso i protocolli operativi per la gestione delle emergenze sanitarie da malattie infettive, che dispongono l’effettuazione di interventi per eliminare “i focolai larvali per un raggio minimo di 200 metri dal luogo dove si sono manifestati i casi di contagio”.
Terzo caso anche in Toscana di febbre del Nilo. Il virus West Nile dopo aver colpito una donna di 82 anni residente a Ponte Buggianese e un uomo di 79 anni originario di Pescia, entrambi finiti in ospedale per aver sviluppato una meningoencefalite, questa volta ha infettato un sedicenne di Fucecchio.
Per lui sintomi più leggeri come febbre alta e dolori e al momento le condizioni del giovane restano buone.
La cronologia degli spostamenti del ragazzo lascia margini di dubbio sul luogo di infezione per West Nile che può restare in incubazione anche per 21 giorni prima dell’esordio dei sintomi. Al momento il Comune di Fucecchio non ha previsto interventi straordinari di disinfestazione.
In ogni caso l’Asl che ha già fatto partire una serie di interventi di monitoraggio, studio e prevenzione punta con convinzione i fari sul Padule di Fucecchio e i suoi affluenti come mezzo di trasmissione del Virus.