Il casi di infezione da West Nile stanno aumentando nel Veneto. All’ospedale di Padova, in pochi giorni, sono diventati 10 i pazienti in gravi condizioni ricoverati in terapia intensiva. “Alcuni di questi pazienti ospitati in terapia intensiva sono relativamente giovani, attorno ai 50-60 anni. I restanti sono anziani, colpiti duramente da questo virus, che quest’anno sembra particolarmente aggressivo” afferma il direttore generale dell’Azienda Ospedale Università Padova, Giuseppe Dal Ben.
West Nile, come prevenire il contagio?
Il direttore Dal Ben sottolinea l’importanza delle misure di contenimento del contagio dall’infezione, trasmessa quasi esclusivamente dalle zanzare comuni, quelle delle specie culex pipiens.
Consigliamo grande attenzione e di adottare le più elementari misure di contenimento del contagio – spiega il dirigente sanitario – come l’uso di repellenti, l’evitare luoghi all’aperto nei pressi di acque stagnanti e possibili ambienti a rischio, e l’uso di vestiti a maniche lunghe.
Da dove arriva il West Nile?
Il virus è stato isolato per la prima volta nel 1937 in una donna residente in Uganda, nel distretto del Nilo occidentale, da cui prende il nome. L’agente infettivo è però divenuto ‘celebre’ nel 1999, quando l’infezione – che circolava in Israele, dove aveva causato molti decessi in diverse specie di uccelli, e Tunisia – è stata esportata nella città di New York, negli Stati Uniti. Da qui la malattia di West Nile si è poi diffusa in tutto il Nord America e, successivamente, anche in altre zone del mondo: focolai epidemici si sono registrati, ad esempio, in Grecia, Romania, Russia, Canada e Venezuela.
In Italia il virus esiste da oltre 10 anni
I dati raccolti mostrano come nel 2022 il virus abbia iniziato a circolare più precocemente rispetto agli anni precedenti, con l’individuazione delle prime zanzare positive all’infezione che risale al 7 giugno. Tuttavia, come ha recentemente spiegato Concetta Castilletti, coordinatrice del Gruppo di Lavoro sulle Infezioni Virali Emergenti dell’Associazione Microbiologi Clinici Italiani (Amcli), “il numero dei casi oggi è più alto, ma comunque confrontabile a quello registrato negli altri anni non epidemici, e lontano dai valori registrati nel 2018”. Proprio quattro anni fa, infatti, si era registrato nel nostro Paese un notevole aumento dei contagi, localizzati principalmente in Emilia-Romagna e Lombardia, con riscontri sia negli esseri umani sia nelle zanzare.