Nella notte del 20 agosto Leon Vitali è morto all’età di 74 anni a Los Angeles. Il nome forse non sarà noto ai più, ma Leon Vitali ha legato in modo indissolubile la sua carriera a quella del maestro Stanley Kubrick collaborando con lui dal 1975 con Barry Lyndon fino al 1999 in Eyes Wide Slut prima come semplice attore e poi in seguito come assistente personale.

L’annuncio della morte di Leon Vitali è stato dato mezzo social dall’account ufficiale di Stanley Kubrick: “Questi annunci non sono mai facili, ma questo ci ha colpito particolarmente.  È con la massima tristezza che dobbiamo dirvi che il talentuoso, fedele e pilastro di un gran numero di film di Kubrick, Leon Vitali, si è spento serenamente la scorsa notte”, si legge nella nota commossa.

Nato come Alfred Leon a Leamington Spa (Inghilterra), il 25 luglio 1948, da una famiglia di origine italiana, Leon Vitali dopo diversi ruoli a teatro raggiunse la notorietà quando fu scelto per il film “Barry Lyndon” (1975), per il quale Stanley Kubrick gli affidò il ruolo di Lord Bullingdon, figliastro del protagonista (Ryan O’Neal). Dopo aver stretto un legame con Kubrick sul set, l’attore decise di cambiare carriera e di diventare l’assistente personale del regista.  Leon Vitali chiese al regista di restare a monitorare il montaggio del film con lui senza essere pagato e lui accettò di buon grado.

La loro seconda collaborazione è stata per il cult “Shining” (1980) quando il maestro inviò una copia a Leon Vitali  che decise di partecipare venendo in seguito accreditato come “assistente personale del regista”. La coppia ha poi lavorato insieme in “Full Metal Jacket” (1987) e “Eyes Wide Shut” (1999), dove ha avuto gli stessi crediti ed ha anche recitato nell ruolo di Red Cloak.

Leon Vitali è morto, l’intervista in cui svelò il rapporto in simbiosi con Kubrick

Nel 2019 Leon Vitali descriveva così il suo rapporto più che ventennale con Stanley Kubrick: “Ho trascorso più tempo con lui che con la mia famiglia quindi parlare di lui è come parlare di me. Rimpiango il tempo perso con i miei figli, ma ho scoperto la magia di creare un film. Stanley era ossessivo, non si accontentava che una scena funzionasse e basta, ma spingeva gli attori a dare il massimo, però non era un sadico, come è stato scritto tante volte: Scatman rifece il ciak di Shining con il lungo dialogo 150 volte. Il fatto è che con Stanley il lavoro era incessante: un anno di preproduzione, uno di riprese e uno di postproduzione. E quando non c’era un nuovo film bisognava occuparsi del restauro e la circolazione di quelli vecchi”, le parole colme d’amore pronunciate al Festival di Cannes in occasione del restauro di Shining.

Leon Vitali dopo la prematura morte del maestro nel 1999 si è fatto custode della sua memoria supervisionando personalmente i restauri dei film dalle immagini fino agli elementi sonori.