Con la presentazione dei programmi per le prossime elezioni emergono una serie di discrepanze anche all’interno delle coalizioni: è il caso del centrosinistra e del salario minimo, con Luigi Di Maio che prende le distanze dalla linea del Pd dopo le note posizioni passate.
Strappo con l’agenda M5s prima delle elezioni, Di Maio lontano dalle origini
Il segretario di Impegno Civico Luigi Di Maio prende tempo sulla proposta di salario minimo caldeggiata dagli ex colleghi del Movimento 5 Stelle alle prossime elezioni politiche. Un cambio di mentalità importante rispetto a quando frequentava gli ambienti grillini:
Dobbiamo prevedere un salario minimo, ma non possiamo imporlo per legge perché dovrebbero pagarlo le imprese. Il salario minimo va introdotto e su questo siamo tutti d’accordo, ma in questo momento gli imprenditori andrebbero aiutati a pagare meno tasse
Non si può obbligare gli imprenditori ad aumentare gli stipendi “tout court”, serve un tavolo tra imprenditori e dipendenti affinché non si assista più a contratti per due o tre euro all’ora
Luigi Di Maio, leader Impegno Civico
Alcuni esponenti pentastellati rimarcano questa netta differenza con il passato riprendendo le dichiarazione dell’epoca. Nel 2019, infatti, quando Di Maio era ministro del Lavoro nel governo Conte-1 si prodigò affinché il disegno di legge sul salario minimo a 9 euro/ora (lo stesso oggi promosso dal M5s) della collega Nunzia Catalfo fosse approvato in tempi brevi:
Dobbiamo dare dignità alle retribuzioni e accelerare l’iter della proposta sul salario minimo orario, perché approvando questa legge tuteleremo i diritti dei lavoratori. Chi invece continua a rallentare il suo cammino parlamentare, sta dando una pugnalata a quei lavoratori”
Luigi Di Maio nel 2019 all’epoca del governo Conte-1
Ultimi rumor danno inoltre una candidatura del leader di Impegno Civico in Calabria, dopo quella già ottenuta all’uninominale in Campania, voci che devono ancora incontrare conferme o smentite.