Giuseppe Cavo Dragone è un ammiraglio italiano, capo di stato maggiore della Difesa dal 6 novembre 2021.

Durante il corso delle ultime settimane, l’ammiraglio ha controllato e fronteggiato le navi russe nei nostri mari, dal momento che il Mar Mediterraneo ha una funzione strategica per quanto riguarda l’assetto geopolitico dei territori e la sorta di Guerra fredda che è ancora in atto.

Ecco quali sono state le dichiarazioni da parte dell’ammiraglio Cavo Dragone in un’intervista rilasciata a La Repubblica.

Ammiraglio Cavo Dragone: “Nel Mediterraneo c’è una competizione costante, non abbiamo mollato un attimo le navi russe”

Durante il corso dell’intervista rilascia a La Repubblica, l’ammiraglio Cavo Dragone spiega la situazione attuale nel Mar mediterraneo e l’impegno della Marina Militare Italiana a contrastare le azioni effettuate da parte delle navi russe:

Nel Mediterraneo c’è una competizione costante. Non esiste più la vecchia idea di pace: si passa direttamente dalla competizione alla crisi, che rischia di trasformarsi in conflitto.

È stata un’operazione di pattugliamento, subito contrastata dall’azione della nostra Marina. Non si è trattato di un confronto tra la Nato e i russi o tra gli americani e i russi: in quelle acque c’era la portaerei Truman, che però agisce sotto comando statunitense. Sono state le forze italiane a prendere le contromisure.

Quando il comando della squadra navale è venuto a conoscenza dei movimenti russi, l’ammiraglio Aurelio De Carolis ha mobilitato le unità più vicine, ordinando quella che viene chiamata ‘un’operazione di ricerca’.

Si sono mosse due fregate Fremm, le più moderne della nostra flotta: la Bergamini sul caccia russo Ammiraglio Tributs e la Marceglia sull’incrociatore Varyag.

Gli aerei P72 dell’Aeronautica le hanno sorvolate senza sosta. Poi è sopraggiunta pure la fregata Libeccio. Insomma, non le abbiamo mollate un attimo”.

Ammiraglio Cavo Dragone: “Ora le navi russe si sono spostate nello Ionio”

“Si è trattato di un’attività abbastanza routinaria, indirizzata sulla posizione delle forze Nato in funzione della crisi ucraina. I russi hanno pattugliato, hanno in qualche modo sollecitato il dispositivo della flotta statunitense e valutato come reagiva.

C’era la nave spia Vasily Tatishchev che si occupa di analizzare le frequenze dei radar. Noi le abbiamo seguite e studiato le loro mosse.

Ora le navi russe non sono più nell’Adriatico. Si sono spostate più a sud, nello Ionio.

Ed è arrivata l’Ammiraglio Grigorovich, una delle fregate più moderne della loro flotta: è dotata dei missili a lungo raggio Kalibr, protagonisti del conflitto in Ucraina. Un tipo di arma a cui dobbiamo prestare attenzione anche nel Mediterraneo. 

Non ci sono mai stati incidenti. Lo scenario che stiamo vivendo è esattamente quello previsto nel concetto strategico definito a giugno dal ministro Guerini.

Quando, spero presto, si arriverà alla pace in Ucraina, ci sarà un grosso riverbero sul Mediterraneo e dovremo gestirlo per tanto tempo. Perché qui si trovano le fonti di approvvigionamento di Mosca, perché il Nord Africa è un’area che i russi vogliono destabilizzare e noi dobbiamo muoverci per impedirlo”.

“La presenza russa è destinata ad aumentare, Putin ha firmato un documento in cui indica come strategico il Mediterraneo”

“Non bisogna farsi illusioni: la presenza russa è destinata a proseguire e aumentare.

Il 31 luglio scorso Putin ha firmato un documento in cui indica come strategico il Mediterraneo: sarà il cardine del confronto con la Nato e i russi manterranno una forza navale stabile.

Saranno particolarmente assertivi in Medio Oriente e in Africa, dove vogliono creare una base in Sudan. Cercheranno di rilanciarsi in Egitto, in Libia e in Algeria. L’attenzione russa non è più solo nel Mediterraneo orientale, ma anche in quello centrale.

Dobbiamo prepararci e per questo, dopo quello che è avvenuto in Adriatico, ho ordinato di cambiare il nostro dispositivo di sicurezza navale. L’operazione Mare Sicuro adesso è diventata Mediterraneo Sicuro e il pattugliamento ampliato in tutto il bacino, non solo nelle aree più vicine all’Italia: è l’unica maniera per avere il controllo della situazione”.

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