Smart working e programmi elettorali, cosa prevedono gli schieramenti politici.

Il lavoro agile, è stato un grande protagonista del periodo pandemico, tuttavia, nella campagna elettorale in atto, sembra non trovare molto spazio.

Nonostante molte aziende continuino a beneficiare di modalità di lavoro miste, in remoto e in presenza, lo smart working non viene preso molto in considerazione nei programmi elettorali.

Laddove, questo tema viene affrontato da alcuni partiti, occupa uno spazio davvero molto ridotto.

Eppure, tante imprese hanno siglato accordi con le rappresentanze sindacali al fine di disciplinare il lavoro agile.

Durante i due anni precedenti, infatti, in pieno periodo pandemico, lo smart working si è rivelato molto utile per conciliare flessibilità, responsabilità, produttività e un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata.

Si tratta, infatti, di un modello di organizzazione del lavoro, se messo in atto con la necessaria intelligenza gestionale, può portare a notevoli vantaggi.

Non solo ha permesso ai lavoratori di non incontrarsi, riducendo il contagio da covid-19, ma può apportare numerosi altri benefici, tra cui, la riduzione dell’inquinamento, dal momento che toglierebbe dalle strade centinaia di auto al giorno, o anche il risparmio sui costi degli investimenti.

Smart working e programmi elettorali, cosa dicono i partiti politici

Le poche proposte sullo smart working, rispecchiano idee molto diverse.

Se da un lato, il Pd parla di “promozione dello smart working”, dall’altro lato, la Lega sottolinea la necessità di “modernizzare l’organizzazione del lavoro”, mentre i Si-Verdi, puntano all’estensione.

Secondo il Pd, il lavoro agile è utile per conciliare i tempi di vita e lavoro, ma non solo, perché per il Partito democratico, anche il problema dell’inquinamento può beneficiare di tale modalità di lavoro.

Al contempo, lo smart working, potrebbe combattere anche aiutare a combattere lo spopolamento dei piccoli centri urbani.

Nel programma elettorale del Pd, infatti, il tema viene affrontato secondo tale ottica:

“Promozione dello smart working, anche ai fini di favorire le esigenze di conciliazione dei tempi di vita e lavoro, di ridurre le emissioni di agenti inquinanti e di migliorare, nel contempo, la vivibilità dei centri urbani e rivitalizzare i piccoli borghi sempre più spopolati”.

La questione del lavoro da remoto, non viene menzionata nei programmi dei partiti di Forza Italia, Terzo Polo e M5s, mentre la Lega, punta ad introdurre nuovi modelli di lavoro flessibile.

Il partito leghista, infatti, sottolinea la necessità di:

“Modernizzare l’organizzazione del lavoro, implementando tecnologie digitali e nuovi modelli di lavoro flessibile, lavoro agile e smart working”.

Il Terzo polo, d’altro canto, prevede la possibilità che il ricorso al lavoro agile, possa passare dall’essere considerato un’eccezione, a trasformarsi in un vero e proprio strumento strutturale, ma solo per alcune categorie di soggetti.

A tutela dei lavoratori più fragili, infatti, il Terzo Polo chiede di:

“Rendere sistemici gli istituti sperimentati durante il Covid-19 a tutela dei lavoratori fragili, in particolare, nel caso di persone con disabilità o in condizioni di fragilità”.

A puntare sul rafforzamento dello smart working sono, invece, Sinistra italiana e i Verdi, che puntano ad una maggiore estensione di questo tipo di modalità lavorativa.

Ad essere messa in risalto, è la necessità di:

“Favorire lo smart working per tutti i lavoratori e lavoratrici la cui presenza non è richiesta fisicamente”.

Tale proposta, infatti, non si rivolge solo a specifiche categorie di lavoratori ma a tutti coloro per i quali non si renda necessaria la presenza fisica sul luogo di lavoro, riconoscendo anche le spese accessorie legate alle necessarie dotazioni tecnologiche hardware e software e alla connessione, qualora non siano fornite dall’azienda, il diritto alla formazione professionale e pari opportunità nei percorsi di carriera.

Viene, inoltre, proposta la valutazione per obiettivi e la possibilità di recedere da tale modalità lavorativa su richiesta del lavoratore.

Al momento, però, il “Decreto Aiuti bis”, non ha disposto alcuna proroga per lo smart working, considerando cessate le regole che disciplinavano il lavoro agile durante il periodo emergenziale.

La caduta di tali norme, infatti, segna la fine per tale possibilità di organizzazione lavorativa, ma nulla impedisce che il tema possa essere riaffrontato successivamente.