Piantaggine, portulaca, ortica… le erbe selvatiche commestibili sono forse un ricordo delle nostre nonne, che le raccoglievano in campi e giardini per poi usarle in cucina per ricette sfiziose.
Le erbe di campo hanno avuto molta importanza nella nostra alimentazione fino circa agli anni Cinquanta, per essere poi gradualmente sostituite dagli ortaggi coltivati. Eppure per chi vive in città, e soprattutto in campagna, è ancora possibile consumare le erbe selvatiche commestibili raccolte in proprio durante una passeggiata.
L’importante è però sapere riconoscere con accuratezza le erbe spontanee più comuni, così da evitare il rischio di raccogliere le piante velenose per il nostro organismo.
Erbe selvatiche commestibili: dove raccoglierle
Regola numero 1: evitare i siti inquinati. Meglio non raccogliere le erbe selvatiche commestibili, ad esempio, a bordo strada o ai margini di un campo agricolo dove si fa uso di pesticidi chimici. L’ideale è ricercare le piante in luoghi incontaminati, lontani dalle città.
Perché raccoglierle
Le erbe selvatiche commestibili hanno molte più proprietà rispetto alle stesse specie coltivate. La pianta selvatica è infatti una pianta cresciuta spontaneamente nel luogo in cui la troviamo, poiché in quel luogo si sono verificate le condizioni ottimali per la sua crescita. Si tratta quindi di una pianta più in salute, anche dal punto di vista botanico: le piante spontanee crescono dal seme, a differenza delle piante coltivate che spesso e volentieri crescono dalle talee.
Quali sono le più facili da raccogliere
Erbe selvatiche commestibili: tarassaco
Tra le erbe selvatiche commestibili il tarassaco, conosciuto anche come dente di leone o soffione, è una delle piante spontanee più comuni e più facilmente riconoscibili, in quanto cresce nei luoghi erbosi di tutta Italia. La sua parte più riconoscibile sono i fiori, dei capolini di colore giallo che si chiudono alla notte e si riaprono con il sole, a cui segue il “soffione”, un globo bianco dall’aspetto piumoso.
Del tarassaco si possono utilizzare sia le foglie, dal sapore amaro e ricche di ferro, sia i fiori, che in alcune zone d’Italia vengono conservati sott’aceto, come i capperi, ma possono essere impiegati anche per preparare confetture. Le foglie di tarassaco sono invece perfette per arricchire delle insalate, ma possono essere consumate cotte nelle minestre, con la pasta o nelle torte salate.
Malva
Facilissima da riconoscere, la malva ha straordinarie proprietà terapeutiche per le vie respiratorie e le mucose del corpo, dovute alla presenza di mucillagini che esercitano un’azione protettiva di pelle e mucose. La malva ha infatti proprietà emollienti ed antiflogistiche ed è efficace per lenire le infiammazioni dei bronchi e del cavo orofaringeo, nonché per contrastare tosse secca e grassa. Della malva è possibile raccogliere le foglie, che possono essere cotte ed aggiunte a minestre, zuppe, frittate e risotti oppure mangiate crude in insalata. I fiori, invece, possono essere utilizzati per preparare un decotto da utilizzare in caso di tosse, mal di gola e bronchi infiammati.
Ortica
L’ortica è una delle erbe selvatiche commestibili più utilizzate in cucina, grazie ad un gusto delicato che ben si presta alla preparazione di risotti, frittate, ma anche pasta e gnocchi. È molto importante cuocere le foglie di ortica prima di utilizzarle, in modo da eliminare il principio urticante che si trova nei sottili peli che le rivestono.
Artemisia
L’artemisia, detta anche erba del brigante o assenzio selvatico, è riconoscibile dalla forma particolare delle sue foglie, che possono consumate cotte o crude. L’artemisia favorisce la digestione e per questo viene spesso abbinata come contorno a piatti particolarmente grassi.
Portulaca
Chi ha un giardino sicuramente sa cos’è questa pianta infestante degli orti e dei campi. Può essere raccolta per utilizzarne le foglie, che sono molto carnose e si prestano ad essere aggiunte ad insalate e contorni di verdure. Le foglie di portulaca possono essere anche aggiunte alle minestre, alle frittate e all’insalata.
Piantaggine
La piantaggine è un’erba selvatica commestibile di tipo perenne, che si trova in tutte le campagne. Ha una tipica conformazione a rosetta, con le foglie che ricordano la forma della pianta del piede. Grazie ai suoi contenuti la piantaggine è considerata una pianta curativa, con proprietà: bechiche ed espettoranti, antinfiammatorie, cicatrizzanti, astringenti, antianemiche ed emollienti. Le foglie si consumano sia cotte, che crude. Ma sono buone anche per preparare tisane, infusi e decotti.