Finalmente risolto l’enigma del coccodrillo del Maschio Angioino a Napoli che, dunque, non è più solo leggenda. Uno studio recente ha infatti analizzato il Dna delle ossa ritrovate ed ha stabilito l’epoca nella quale è vissuto l’animale e come ha fatto ad arrivare fino al Maschio Angioino.
Coccodrillo del Maschio Angioino: le leggende
Ma che cos’è il coccodrillo del Maschio Angioino? La leggenda nasce perché il Castello è dotato di alcune prigioni collocate nei suoi sotterranei: tra queste la “prigione della congiura dei Baroni” e la “fossa del miglio”, che inizialmente era usata come deposito del grano. Qui venivano rinchiusi i prigionieri, tra i quali anche il celebre filosofo Tommaso Campanella.
Come racconta Benedetto Croce, molti dei prigionieri rinchiusi in questa fossa scomparivano nel nulla, dalla sera alla mattina, a causa di un coccodrillo che entrava nella prigione per azzannarne i prigionieri e trascinarli poi in mare. Esaurito il suo compito, la bestia fu poi catturata ed uccisa, impagliata e esposta in bella vista sulla porta d’ingresso del Maschio Angioino.
““Era in quel castello una fossa sottoposta al livello del mare, oscura, umida, nella quale si solevano cacciare i prigionieri che si volevano più rigidamente castigare: quando a un tratto si cominciò a notare con istupore che, di là, i prigionieri sparivano. Fuggivano? Come mai? Disposta una più stretta vigilanza allorché vi fu cacciato dentro un nuovo ospite, un giorno si vide, inatteso e terrifico spettacolo, da un buco celato della fossa introdursi un mostro, un coccodrillo, che con le fauci afferrava per le gambe il prigioniero, e se lo trascinava in mare per trangugiarlo”.
Ma esiste una seconda leggenda legata al coccodrillo del Maschio Angioino, in base alla quale un coccodrillo impagliato fu offerto come ex voto da un soldato di ritorno dall’Egitto, durante il Medioevo, all’immagine della Madonna del Parto che si trovava nella cappella palatina, come racconta Pompeo Sarnelli in una delle prime “guide turistiche” di Napoli del 1685.
Gli studi
Nel 2020 un primo studio condotto da Vincenzo Caputo Barucchi, ordinario di Anatomia comparata all’università politecnica delle Marche, insieme a Tatiana Fioravanti, esperta di Dna antico, e a Emanuele Casafredda, laureato in Restauro presso l’Accademia di belle arti di Napoli, ha scoperto che proprio questa seconda leggenda sarebbe quella più verosimile.
Lo studio recentemente concluso si è invece concentrato sull’analisi del Dna e sullo studio al radiocarbonio di un dente del coccdrillo del Maschio Angioino; è stato così possibile capire che il coccodrillo farebbe parte della classe del “Crocodylus niloticus”, quindi proveniente dall’Egitto, e sarebbe stato datato ad un periodo compreso tra il 1296 e il 1419, compatibile con la leggenda dell’ex voto.