Andrea Crisanti Partito Democratico: il mondo della virologia si sta spostando dai talk show in televisione al mondo della politica. Tanti, infatti, sono i candidati per le varie liste presentate per le elezioni politiche che si terranno il 25 settembre 2022.
Andrea Crisanti Partito Democratico, la virologia passa dalla Tv alla politica: ecco le parole del direttore delle Malattie Infettive dell’Amedeo di Savoia di Torino, Giovanni Di Perri
A esprimere la sua opinione riguardo il tema del passaggio della virologia e dei suoi rappresentanti, che ci hanno accompagnato durante la pandemia da Covid-19, dalla Tv al mondo della politica, è stato il direttore delle Malattie Infettive dell’Amedeo di Savoia di Torino, Giovanni Di Perri.
Quest’ultimo è da anni occupato nella sua mansione, senza fare uso dei social, delle televisioni o di altri media per spiccare e per esprimere le sue opinioni in modo diretto ed il più delle volte alternativo rispetto al pensiero della massa.
Giovanni Di Perri è un luminare che è stato chiamato dai vertici regionali per coordinare il comitato tecnico scientifico durante l’emergenza legata alla pandemia da Covid-19 ed è stato in seguito ai vertici del Dirmei (Dipartimento interaziendale malattie ed emergenze infettive).
Ecco quali sono state le parole del direttore delle Malattie Infettive dell’Amedeo di Savoia di Torino riguardo la candidatura di Andrea Crisanti all’interno delle liste del Partito Democratico, ma anche di altri tele-virologi che si stanno impegnando nel mondo della politica:
“Persone che sanno fare qualcosa in un determinato settore, possono essere utili se hanno un compito molto conforme alle loro capacità. Avere Lionel Messi per servire i cocktail potrebbe non essere la scelta migliore.
Fare un certo di tipo di carriera accademica, essere scientificamente impegnato, avere degli obiettivi scientifici e qualche volta riuscire a raggiungerli è un mestiere completamente diverso rispetto a inserirsi in un ambito estremamente eterogeneo, con regole che cambiano continuamente, legato più al numero che alla qualità.
Il nostro è un mestiere totalmente diverso e, al di là che qualcuno ti offra o meno la possibilità, l’impegno in politica è anche un problema proprio legato alla duttilità, al compromesso che non tutti hanno.
C’è una deriva abbastanza tangibile. Si parla di personaggi dell’area scientifica che hanno partecipato in particolare a quella fase del dibattito televisivo che in realtà è stato un litigatoio, per alzare l’audience. Non c’era e non c’è una legge che lo impedisse e il messaggio che usciva era terrificante. Su quello una critica mi parrebbe d’obbligo.
Anche se oggi si dice che le ideologie non ci sono più, un conto è presentarsi con la Lega, un conto presentarsi col Pd, per fare un esempio.
Avere un ministro, diciamo tecnico, sapendo scegliere la persona è auspicabile perché un ministro che ha fatto il medico ha un’etica nel generare provvedimenti che è un’etica informata. Però dovrebbe essere espressione di una carriera matura che volge al termine in cui si raccolgono anni di esperienza e un certo consenso nella sua disciplina, una sorta di pater familias. In realtà le cose non sembrano andare proprio così”.
Infine, Giovanni Di Perri ha concluso rispondendo alla domanda inerente un’eventuale proposta di entrare a far parte del mondo della politica da parte di chicchessia:
“A me non l’ha chiesto nessuno, quindi la mia risposta potrebbe sembrare la storia delle volpe e dell’uva. Comunque la risposta sarebbe stata no, non avrei accettato.
Le dico di più: ho votato alle ultime elezioni comunali di Torino, ma non andavo al seggio dal 1992, per dirle qual è la mia affinità con la politica. Adoro il mio mestiere e sono contentissimo di quello che mi ha dato fino ad oggi”.