Secondo l’ultima rilevazione Eurostat, il Pil dell’Unione Europea (Ue) cresce dello 0,6% su base trimestrale e del 3,9% su base annuale. Entrambi i valori sono visti al ribasso dello 0,1% rispetto all’ultimo prospetto.
Pil Ue trainato dalle nazioni più piccole
L’Ufficio Statistico Europeo, più comunemente conosciuto come Eurostat, ha diffuso i dati relativi al Pil dell’Ue nel secondo trimestre 2022. I valori rilevati sono pressoché identici tra Unione Europea ed Eurozona, sia su base congiunturale che tendenziale. Si registra un rallentamento abbastanza marcato su base annua, dove il calo rispetto al primo trimestre 2022 è dell’1,5%.
Vengono inoltre pubblicati i valori su base congiunturale (trimestrale) di alcuni Paesi: guidano la ripresa Olanda (+2,6%) e Romania (+2,1%). Seguono Svezia (+1,4%), Ungheria (+1,1%) e le prime big, ossia Spagna (+1,1%) e Italia (+1,1%). Più indietro Francia (+0,5%) e Germania (0,0%) mentre volano in territorio negativo Lettonia, Lituania, Polonia e Portogallo.
Oltre all’indice dei prezzi al consumo Eurostat propone un nuova stima del dato occupazionale: +0,3% su base trimestrale e +2,4% su base annuale: prosegue il trend positivo sottolineato anche dal Commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni:
Crescita nell’Eurozona a +0,7% nel secondo trimestre, un dato migliore del previsto. Bene in particolare Italia e Spagna. Non siamo in recessione, ma resta l’incertezza per i prossimi mesi e l’inflazione continua a mantenersi su livelli record
Paolo Gentiloni, Commissario Ue all’Economia
Per gli esperti siamo davanti al canto del cigno
A proposito di tasti dolenti nella giornata di giovedì 18 agosto Eurostat pubblicherà i dati sull’inflazione, un altro importante elemento per comprendere le dinamiche economiche in Europa. Il Regno Unito ha anticipato di un giorno i suoi “ex colleghi”, certificando un nuovo record in negativo e abbattendo la soglia psicologica del 10%.
Secondo gli economisti i valori appena diffusi saranno gli ultimi in territorio positivo prima che gli effetti dell’inflazioni e le ripercussioni della guerra su consumatori e imprese inneschino una spirale negativa di lungo corso.