Il mondo delle piattaforme streaming sembra arrivato a un punto cruciale: con Netflix che arranca e l’accordo tra Warner Bros e Discovery la novità è rappresentata dalla joint venture tra Paramount+ e Walmart, il più grande marchio della grande distribuzione al mondo.
Paramount e Walmart, com’è composto il pacchetto
Paramount e Walmart è l’ultimo accordo insolito nel panorama dello streaming. Quest’ultimo è il colosso delle grande distribuzione, con base negli Stati Uniti, che va di fatto ad allargare l’offerta di contenuti legati all’intrattenimento.
Il brand ha infatti lanciato Walmart+ negli Usa, un vero e proprio competitor di Amazon Prime: aderendo al servizio si ha inclusa la spedizione dei propri acquisti, sei mesi di Spotify premium e agevolazioni con una serie di partner legati alla stessa Walmart. Il costo? 98 dollari all’anno oppure 13 al mese. Con l’aggiunta di Paramount+ l’offerta si arricchisce dell’intrattenimento via streaming di un servizio che da solo costa 59 dollari all’anno (oppure 6 mensili). La partnership matura dopo che Walmart aveva intavolato una trattativa con Disney e con Comcast, entrambe non andate a buon fine.
Per definire la portata dell’operazione, Walmart ha appena pubblicato i dati finanziari relativi al secondo trimestre 2022: 153 miliardi di fatturato, in aumento dell’8,4%, e una crescita nelle vendite sia in store che sul proprio e-commerce.
Anche YouTube pronta a gettarsi nella mischia
Oltre alla joint venture tra Walmart e Paramount, con quest’ultima che farà debuttare in Italia Paramount+ a settembre (8 euro/mese oppure 80 annui), c’è altro che bolle in pentola. A muoversi sarebbe un altro gigante della tecnologia come YouTube, che starebbe pensando di porsi come intermediario tra gli utenti e le piattaforme di streaming.
Un vero e proprio contenitore online di servizi di streaming (i cosiddetti “channels”) come già avviene per Roku che è disponibile in alcuni mercati al di fuori dell’Italia. Il progetto sarebbe in fase di realizzazione e potrebbe sbarcare a breve in America. Da un lato il più grande store online di video metterebbe a disposizione una platea di svariati miliardi di persone e al contempo non dovrebbe investire sulla produzione di contenuti originali.