La notte dei lunghi coltelli si è ripetuta esattamente con lo stesso copione del 2018, forse addirittura peggio. Allora infatti Matteo Renzi aveva vinto congresso e primarie con il 70%, e quelle quote furono rispettate compilando le liste. Letta però non ha vinto alcun congresso, gli elettori del Pd non si sono mai espressi sulle posizioni dei vari leader di partito.
La fatidica riunione della direzione convocata alle 11 di un 15 agosto che molti ricorderanno a lungo, viene rinviata prima alle 15, poi alle 20, poi alle 22,30 e comincia di fatto passate le 11 di sera, tra svenimenti, crisi di panico, urla (come quelle tra un noto ministro molto apprezzato dagli Usa e Letta).
La lista dei trombati o dei candidati in collegi impossibili è lunghissima
La lista dei trombati o dei candidati in collegi impossibili è lunghissima, praticamente sterminata, a cominciare dall’azzeramennto quasi totale di Base Riformista, la corrente degli ex renziani, si salvano solo Guerini, Alfieri, Rotta, D’Alfonso, De Luca, Marcucci, che sarà candidato in un collegio contendibile, quello di Pisa-Livorno.
Eccellenti le trombature, quelle decise ieri e quelle rinviate al 25 settembre: Luca Lotti, Emanuele Fiano, Enzo Amendola, Monica Cirinna, Valeria Fedeli, Alan Ferrari, Alessia Morani. Per non parlare di Stefano Ceccanti, inserito senza speranze quarto in un listino proporzionale.
Gli umori al Nazareno sono particolarmente cupi così come le previsioni. L’obiettivo di Letta dichiarato è quello di arrivare ad essere il primo partito d’Italia, quello non dichiarato è di attendere la caduta dell’eventuale governo Meloni (al Nazareno sperano che non durerà più di un anno) e riproporre di nuovo un governo di unità nazionale, magari a guida nuovamente di Mario Draghi.
Per il Pd l’asticella da superare è fissata a quota 20%. Altrimenti è pronto Bonaccini
Per lui il primo appuntamento importante sarà quello del 26 settembre. L’asticella è già stata fissata dai vertici del partito: il 20%. Un’obiettivo alla portata, stante i sondaggi. Sopra questa cifra la leadership potrebbe tenere almeno fino alle europee, dando per scontato che il centrosinistra molto difficilmente vincerà le elezioni. Il vero pericolo per Letta, spiega un senatore di lungo corso è che “i malumori riguardanti le liste elettorali potrebbero riversarsi in campagna elettorale ed allora potrebbero essere dolori”.
Se il pisano non dovesse superare almeno il 20% per lui si aprirebbero le porte del congresso di partito con il probabile arrivo al vertice del governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini. Ecco perché nella “notte dei lunghi coltelli” il segretario ha riempito le liste di giovani (da lui lanciati e che quindi gli rimarranno fedeli) ed ha “tagliato le gambe” alla corrente più vicina al possibile futuro rivale per la segreteria del Nazareno