Scatta l’ordine di quarantena all’Ikea di Shanghai e decine di clienti tentano di fuggire, prendendo d’assalto le vie d’uscita del negozio. La “chiusura lampo” dello store è stata disposta perché un contatto stretto di un positivo al Covid-19 era stato individuato all’interno del punto vendita.
Scene di panico sono state immortalate Sabato scorso in un negozio Ikea di Shanghai, dove è stata disposta la quarantena per chi vi si trovava all’interno. Come testimoniato da una serie di video circolati in rete e ripresi poi dalla Cnn, nel negozio è scoppiato il caos dopo che le autorità sanitarie della città hanno disposto la “chiusura lampo” dell’esercizio commerciale, nel distretto di Xuhui e l’ordine di quarantena per i clienti al suo interno, perché un contatto stretto di un positivo al Covid-19 era stato individuato all’interno dello store.
Così decine di persone hanno cercato di fuggire, prendendo d’assalto le vie d’uscita del negozio, mentre le autorità cercavano di mettere i clienti in quarantena. Disposta la chiusura del negozio per due giorni, riaprirà oggi.
Diversi video, postati sui social media, mostrano clienti che urlano e si spingono nel tentativo di fuggire dall’edificio prima della chiusura delle porte. Come annunciato nei giorni scorsi dal vicedirettore della Commissione sanitaria di Shanghai, Zhao Dandan, la chiusura improvvisa del negozio Ikea è stata disposta perché un contatto stretto di un bambino di sei anni, risultato positivo al Covid-19 dopo essere tornato a Shanghai da Lhasa, in Tibet, si era recato nel punto vendita.
Zhao Dandan ha dichiarato che il negozio e le aree ad esso collegate sarebbero stati gestiti “a circuito chiuso” per due giorni. Per i clienti al suo interno è stato disposto quindi, l’ordine di quarantena per due giorni in una struttura governativa, seguiti da cinque giorni di sorveglianza sanitaria. Ieri, Lunedì 15 Agosto, le autorità sanitarie della città hanno segnalato sei casi di Covid-19 trasmessi localmente a Shanghai, di cui cinque asintomatici.
Quarantena Ikea Shanghai: la politica zero Covid della Cina
All’inizio di quest’anno Shanghai è stata sottoposta a due mesi di totale lockdown, provocando una diffusa rabbia pubblica poiché i residenti hanno segnalato difficoltà nel reperimento di cibo, medicinali e altri beni di prima necessità. Da allora, in linea con la rigida strategia “zero Covid” del Paese, la città, capitale finanziaria della Cina, ha disposto “chiusure lampo” delle aree in cui sono stati rilevati casi positivi o contatti stretti.
Per monitorare e gestire il Covid, il governo cinese, infatti, utilizza un sistema di “codice sanitario” basato su colori per controllare i movimenti delle persone e frenare la diffusione del virus. In molte città cinesi, le persone devono presentare un codice Qr verde per utilizzare i mezzi pubblici ed entrare in centri commerciali, palestre e ristoranti.
Il sistema registra la loro posizione e se sono stati in contatto o no con un caso confermato di Covid-19, se il proprio codice passa da verde a rosso bisogna sottoporsi alla quarantena in una delle strutture preposte. La scorsa settimana, più di 80mila turisti sono rimasti bloccati sulla famosa isola di Hainan su ordine delle autorità sanitarie, che volevano scongiurare la diffusione di un focolaio di Coronavirus.
Altre chiusure e restrizioni in Cina
La “chusura lampo” dell’Ikea di Shanghai, non è l’unica del paese, a partire da Yiwu, città del commercio nella provincia dello Zhejiang, nella Cina orientale, molti complessi residenziali sono rimasti chiusi e i trasporti pubblici sono stati sospesi, per evitare contagi.
Una chiusura che riguarda non solo tanti altri luoghi pubblici, ma anche la sospensione delle attività di scuole ed università perché la situazione resta “grave”, come riportano i quotidiani locali. Tali misure, che riguardano circa 1,9 milioni di persone, resteranno in vigore per tre giorni. Con gli abitanti costretti a rimanere a casa, gli unici autorizzati a continuare le attività saranno le aziende in grado di assicurare una “gestione a circuito chiuso”.