Chi ha “qualche” anno di vita sulle spalle ricorderà i muratori che per ripararsi dal sole costruivano cappelli con la carta di giornale e i fruttivendoli incartavano l’insalata e i pomodori con i quotidiani del giorno precedente. Oggi non si vedono più queste immagini perché arriverebbero i carabinieri a chiudere cantieri e ortofrutta per questioni di sicurezza e di igiene. Come dar loro torto? Al posto della carta di giornale si utilizzano caschetti e buste biodegradabili, eppure nei cantieri si muore ancora e il cesto di insalata chissà se è cresciuto con sostanze più o meno nocive. Ma se non ci sono più cappelli e buste di carta non è solo per sicurezza e igiene ma per la mancanza di quotidiani da utilizzare.
Da produttore al consumatore, un giornalista diventa edicolante
Le vendite in edicola dei giornali italiani nel mese di giugno confermano la crisi. Sergio Carli, su Blitzquotidiano, fa un’analisi dettagliata della drammatica situazione della stampa: “Un altro dieci per cento del mercato si è dileguato. Se continua così, a colpi di 100 mila copie perse ogni anno, nel giro di una dozzina d’anni non ci sarà più una copia di carta in circolazione. Che fine farà la più o meno libera ma abbastanza variegata informazione professionale nella nostra cara Italia?” La risposta è scontata e dovrebbe stimolare una riflessione tra editori, giornalisti e uomini di governo. Secondo i dati forniti da Carli “a fronte di poco più di 1,1 milioni di copie vendute in edicola nel giugno del 2022, gli abbonamenti digitali sono stati 439 mila, appena 25 mila in più sul 2021. Cioè: l’edicola vende un 10% in meno di copie di carta mentre quelle digitali crescono solo del 6%. A fronte dei 25 mila abbonamenti in più, ci sono 126 mila copie perse in edicola”. Già, le edicole, quel luogo dove era bello fare la fila per acquistare il quotidiano preferito. Ora chiudono, una dopo l’altra. Ma c’è chi va controcorrente. Si chiama Franco Montorro, giornalista di lungo corso, ex direttore di Superbasket, cresciuto a pane e pallacanestro. Sapete che cosa ha fatto? Ha acquistato un’edicola a Bologna. Proprio così, dal produttore al consumatore.
Stefano Bisi