Ho letto tutti, proprio tutti, i ricordi di Piero Angela. Molti, purtroppo, si sono impossessati di uno dei giornalisti più amati e rispettati del nostro tempo per finalità diverse dal doveroso cordoglio. Il ricordo più bello, più sincero, commovente, sentito è stato quello di Gaia Tortora, figlia di Enzo, tra i padri fondatori della televisione in Italia, conduttore per anni della Domenica Sportiva e ideatore del programma tv di grande successo, Portobello. Ma il nome di Enzo Tortora è ricordato anche per un clamoroso caso di malagiustizia di cui fu vittima. Accusato di associazione camorristica e traffico di droga venne arrestato sulla base di accuse fatte da malavitosi e quell’immagine del popolare giornalista in manette è ancora viva negli occhi di molti. La televisione, la “sua” televisione, lo aveva mostrato nei telegiornali più seguiti. Due sentenze, la Corte di appello di Napoli e la Corte di Cassazione, dimostrarono la sua totale innocenza. Ma il danno era stato fatto, a Enzo Tortora e alla sua famiglia. Era il 17 giugno del 1983.

Amico di Enzo Tortora nel momento più difficile dell’ideatore di Portobello

“Quella maledetta mattina dell’arresto di papà io allora tredicenne me lo trovai sbattuto in tv in manette, per una perfetta passerella orchestrata da una stampa vergognosa. Nessuno sa che io per lo choc rimasi muta. Andai in camera e non parlai più. Per ore. Non mi usciva una parola. Le ore passavano e io non parlavo. Poi arrivasti tu. Entrasti in camera mia. Ti sei seduto accanto a me, mi hai parlato e io ho ricominciato a respirare. Piano piano. Sei rimasto sempre al suo fianco. Al nostro fianco. Ogni volta mi facevi un complimento sulla mia carriera e io sapevo che valeva per due. Lo so Piero, è la natura, ma io oggi sono rimasta senza fiato un’altra volta”.

Ecco Piero Angela. Sì, questo è un Uomo.

Stefano Bisi