È un Carlo Calenda “preoccupato” per le sorti del Governo a prescindere da quello che sarà l’esito delle prossime elezioni politiche. Il leader di Azione dopo l’annuncio del Terzo Polo con Matteo Renzi si è raccontato in una lunga intervista in cui ha affrontato tanti temi diversi.

In primis, l’impressione di Calenda è che sarà necessario un confronto aperto tra tutti i partiti affinché il prossimo governo possa avere una durata consistente riuscendo ad attuare tutte le riforme politiche di cui necessita l’Italia. Un dialogo che naturalmente in questa fase di corsa ai voti non sembra esserci ma che Carlo Calenda auspica per il bene del Paese e per far sì che i punti dei programmi di tutti i partiti siano ben chiari:

Non ci sono solo due poli, non si sta giocando una partita tra destra e sinistra. Ce ne sono quattro, guidati da Meloni, Letta, Conte ed io. E, lo chiedo fin da ora, noi quattro dobbiamo poter fare un grande confronto in tivù per far capire agli italiani quello che c’è in ballo in queste elezioni, e cosa si propone davvero.

Elezioni, la posizione di Calenda su Meloni

Naturalmente, un grosso scoglio per Calenda sarà affrontare – e battere – la Destra capitanata da Giorgia Meloni che secondo i sondaggi resta favoritissima. Per il leader di Azione, tuttavia, i numeri non sono troppo preoccupanti, ma ciò che teme è lo scenario politico in cui finirà l’Italia:

Non penso che ci sia il rischio di un governo fascista. Credo però che FdI e Meloni abbiano due limiti molto gravi: il primo è l’isolamento totale dall’orbita dei grandi paesi europei; il secondo è la scarsissima esperienza amministrativa e internazionale sia della Meloni, perché fare il premier non è un gioco ma un impegno difficile e gravoso, sia della sua classe dirigente. A Roma mi sono confrontato con un candidato della Meloni, Michetti, e non mi sono mai trovato di fronte ad uno sfidante così impreparato e vago. Con un governo a guida Meloni non avremmo il fascismo, ma il caos.

La rottura con il Pd e il ruolo del proporzionale

A chi invece gli chiede se la rottura con il Pd consegnerà automaticamente il governo in mano alla destra, Carlo Calenda risponde con fermezza ricordando i motivi del “disguido” tra le parti e soprattutto il ruolo di Giuseppe Conte nell’ambito di un sistema elettorale proporzionale:

Primo, la scelta l’ha fatta consapevolmente il Pd scegliendo alleanze che rendevano impossibile un programma di coalizione. E infatti correranno con quattro programmi diversi: una finta coalizione che non potrebbe mai governare. Secondo, a Roma abbiamo preso voti tanto dalla destra quanto dalla sinistra e dagli astenuti. Queste elezioni, anche per la presenza di Conte si giocano sul proporzionale. E per una volta l’unico voto davvero utile è quello verso chi presenta proposte serie e concrete.

Insomma, la partita è apertissima e Calenda non ha dubbi (o quanto meno non li mostra) che il Terzo Polo possa dare filo da torcere ad una Giorgia Meloni sempre più avanti nella corsa al futuro governo.