Addio al borotalco Johnson & Johnson, perché ogni favola ha una conclusione, solitamente felice, a volte decisamente meno. E’ quello che capita alla Johnson&Johnson, multinazionale statunitense focalizzata sulla commercializzazione di prodotti farmaceutici, costretta a ritirare dal commercio il borotalco dopo che quasi quarantamila consumatori le hanno fatto causa accusandola di vendere un prodotto potenzialmente cancerogeno.
Accuse che dal 2015 stanno diventando sempre più pressanti e che sono costate milioni di dollari all’azienda.

Addio al borotalco: invenzione inglese ma per la prima volta prodotto in Italia

Il borotalco ha una storia lunghissima: a sintetizzarlo per la prima volta fu, nel 1878, Henry Roberts, chimico inglese che lavorava per la Manetti & Roberts di Firenze. Roberts riuscì a fare una sintesi di una particolare talco piemontese e acido borico il cui successo fu immediato.
Da allora la storia del borotalco è diventata mondiale e tante sono le aziende che ne hanno iniziato la produzione. Fra queste la Johnson&Johnson, che ha sede nel New Jersey, è quotata alla borsa di New York, ha 250 filiali nel mondo ed esporta i suoi prodotti in 175 paesi.

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Borotalco Johnson&Johnson: un costoso addio

Già nel 2016 la multinazionale statunitense si era vista costretta a riconoscere un indennizzo pari a 72 milioni di dollari alla famiglia di Jaqueline Fox, morta per un cancro alle ovaie l’anno prima. Solo dodici mesi dopo, oltre mille donne statunitensi hanno fatto causa alla Johnson&Johnson per avere nascosto la possibilità che alcuni suoi prodotti a base di talco potessero essere cancerogeni.
Il punto focale delle accuse alla multinazionale statunitense è che nel suo borotalco sia presente una componente di amianto, la cui pericolosità cancerogena è ormai confermata.
Johnson&Johnson ha dichiarato già nel 2018 di aver provveduto a rimuovere dai suoi prodotti qualsiasi sostanza sospetta di provocare il cancro. Ma, alla luce di quanto accaduto in questi giorni, evidentemente queste iniziative non sono state sufficienti.
Solo per restare al 2018, sono state ben 11.700 le persone che hanno fatto causa alla multinazionale statunitense, accusandola di commercializzare prodotti al cui interno, nello specifico nel talco per bambini, erano presenti sostanze potenzialmente cancerogene. Nel 2022, dopo oltre quarantamila cause, la società ha deciso di ritirare dal commercio il suo talco.

Dopo il talco l’amido di mais

L’impressionante numero di cause legali intentate contro la multinazionale statunitense Johnson&Johnson ha spinto l’azienda a chiudere, dal 2023, la produzione di talco per bambini, utilizzato, a detta dello stesso marchio, per il 70% da adulti. Le cifre astronomiche dei rimborsi richiesti dai clienti che hanno dichiarato di aver sviluppato il cancro dopo aver utilizzato il talco Johnson&Johnson sfondano abbondantemente il tetto dei 2,5 miliardi di dollari.

E se l’azienda dice addio al suo borotalco Johnson & Johnson, quale sarà l’alternativa? L’azienda di New Brunswick dichiara di aver sostituito il talco con l’amido di mais e di avere rivisto completamente le linee di prodotto che prima avevano alla base il talco.
Da sottolineare la poca chiarezza di tutta questa vicenda: infatti secondo recenti studi la possibilità di sviluppare cancro ai genitali causa di una prolungata esposizione al talco è modesta in valori assoluti.

In Italia le ricerche dell’AIRC non hanno individuato nel talco uno dei possibili fattori di rischio per il tumore ovarico o per i tumori genitali. Negli studi condotti sul talco non ci sono evidenze che indicano il prodotto come possibile cancerogeno e la relazione fra talco e tumori è tutta da verificare.
Per Johnson&Johnson la sicurezza del talco cosmetico non è in discussione. L’azienda statunitense ha sempre ribadito che “decenni di analisi scientifiche indipendenti da parte di esperti medici di tutto il mondo confermano che il talco per bambini J&J è sicuro, non contiene amianto e non provoca il cancro”.