Pur inchiodati dai filmati delle telecamere di sorveglianza, i due membri della cosiddetta “banda del buco” di Roma sono tornati liberi dopo l’udienza per direttissima e dovranno comparire davanti al giudice il prossimo 20 dicembre.
Roma, chi sono i componenti della banda del buco
Sono Antonio Pinto, 57 anni, e il 46enne Mario Mazza i due membri della “banda del buco” arrestati giovedì a Roma dopo il probabile fallimento del blitz a una banca situata nei paraggi. Entrambi di origine campane e con precedenti per furto risalenti al 2010, hanno negato con forza l’evidenza affermando di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato davanti ai Carabinieri della sezione di Trastevere:
Ero andato da mia figlia a portarle mozzarelle e frutta appena comprate. Se conosciamo quei due? Ma quando mai, noi eravamo nel posto sbagliato nel momento sbagliato, sono anche un invalido al 100 per cento. Stavamo passando in macchina per caso e abbiamo visto un ragazzo che chiedeva aiuto; quando abbiamo visto il tunnel abbiamo avuto paura e ce ne siamo andati. Mentre andavamo via, ha accostato una macchina e abbiamo visto le pistole, ma non abbiamo capito che erano carabinieri perché era un’auto civetta
Testimonianza di Pinto e Mazza ai Carabinieri
Insieme a loro erano stati denunciati anche i due membri capitolini della banda, David Sciavarello (34 anni) e Andrea Grassi (33): quest’ultimo è il più sfortunato dei quattro dopo essere rimasto schiacciato per otto ore tra terra e fango. Anche in questo caso tra i due c’era un legame per piccoli precedenti in età adolescenziale, oltre a conoscenze comuni nel quartiere di Primavalle. Nella dinamica di gruppo Sciavarello avrebbe assunto il ruolo di “palo”, mentre Grassi quello di esecutore materiale.
Tutte le ipotesi al vaglio degli inquirenti
Grassi intanto è ancora ricoverato all’ospedale San Camillo di Roma, pur non in gravi condizioni. La famiglia ha minacciato denunce e querele contro chiunque osi diffamare il nome del figlio, definito “un ragazzo che lavora per 50 euro al giorno”. Per gli inquirenti il sospetto è che la banda del buco sia più numerosa di quanto appurato due giorni fa e che all’appello manchino le cosiddette “menti”.
In ogni caso la versione fornita dai sospettati non regge, anche se sul posto non sono stati rinvenuti macchinari riconducibili a un blitz sotterraneo. Le ipotesi si spingono fino alla possibilità che un dipendente della banca presa di mira sia in realtà una talpa: gli uomini erano infatti in possesso di mappe delle fognature, percorsi da imboccare tra intercapedini e cantine, informazioni precise e orari da rispettare per svuotare il caveau: fin troppi dettagli.