Dalla giornata di ieri l’Ue ha ufficializzato l’entrata in vigore del Piano di riduzione di consumo energetico fino a marzo 2023. L’Italia potrà tuttavia usufruire di una deroga sulla riduzione di luce e gas. Vediamo come si sta organizzando la macchina governativa italiana, analizzando il comportamento delle singole regioni volto alla riduzione degli sprechi energetici nell’ottica del piano di austerity varato recentemente.

Luce e gas, pur su base volontaria l’Italia farà il massimo per ridurre gli sprechi

Nonostante il piano per la riduzione del consumo di luce e gas promosso dall’Ue sia su base volontaria, sono diverse le città in Italia che hanno varato una serie di iniziative volte a ridurre il consumo energetico.

Il Piano Ue indica al 15% il taglio raccomandato, tuttavia l’Italia usufruisce di una deroga che abbassa la soglia al 7% grazie all’interconnessione altri Paesi membri sotto quota 50% di esportazione: tradotto significa “recuperare” 4 miliardi di metri cubi di gas entro il 31 dicembre. Non esistono consigli su come raggiungere l’obiettivo, che dipende dalla distribuzione delle fonti in ciascun Paese. Tuttavia, per applicare tale incentivo al 7% il ministro Cingolani dovrà inviare a Bruxelles una richiesta formale.

Ma l’Italia come si sta muovendo in tal senso? Il governo ha lavorato in questi mesi garantendo una serie di bonus per calmierare i prezzi delle bollette e così sarà anche per il mese di agosto. Al contempo, in collaborazione con Enea (Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente) è stata realizzata una campagna di comunicazione e sensibilizzazione che sarà trasmessa a stretto giro sui principali media. Il format prevede una serie di piccole “pillole” che daranno consigli sui piccoli gesti da compiere per risparmiare su luce e gas.

Le tre “fasi” del programma di austerity

A livello nazionale la campagna su tv, radio e web costituisce la “fase 1”, in cui lo Stato non interviene attivamente. Ma se le cose dovessero peggiorare, allora entrerebbero in gioco la “fase 2” e la “fase 3”: nella prima sarà obbligatorio stringere di due gradi la temperatura dei termosifoni (fino a 18°) e contrarre in maniera corposa il consumo pubblico di elettricità; nella seconda, la più critica in assoluto, sarà tagliata l’acqua calda e posto un freno rigido agli esercizi commerciali.

Tuttavia, per ora il Paese si muove a macchia d’olio. La città più virtuosa in tal senso è la veneta Belluno, che ha già attuato una prima misura contenitiva: “blackout” pubblico dalle 2.30 alle 5 del mattino. Una mossa che qualcuno giudica “rischiosa” per la sicurezza stradale, così come la possibile estensione del provvedimento alle gallerie cittadine.

In linea generale, la linea più battuta è quella dell’illuminazione pubblica in formato ridotto o sostenibile: riduzione dell’intensità o conversione con tecnologie più moderne, è questo lo scenario di Torino e Bari. Ricordiamo che come anticipato tutte le misure descritte al momento seguono il principio di volontarietà dalle regioni ma non è escluso che il governo possa prima o poi rendere obbligatorie tali interventi. L’obbiettivo primario resta infatti quel -7% di consumi da raggiungere entro Marzo 2023; la percentuale, per quanto ambiziosa resta comunque inferiore ai parametri indicati nel resto d’Europa se consideriamo che ai Paesi UE il taglio è fissato al 15%.