Carlo Calenda si è letteralmente scatenato dopo aver rotto il patto con il Pd. Azione correrà in solitaria (o forse no perché c’è Matteo Renzi che lo aspetta a braccia aperte) ma comunque rischia non poco alle urne dato che verrà meno anche la federazione con +Europa, rimasto alleato con i dem. Oltretutto bisognerà vedere che effetto avrà sull’elettorato l’ennesima giravolta (stavolta però a fronte di un patto firmato e sottoscritto davanti alle telecamere) dell’ex montezemolimo: “Chi si fiderà più delle sue promesse elettorali?” il refrain che circola in queste ore al Nazareno.
Sui social Calenda ne ha per tutti, a partire dai “cari amici” del Pd che lo stanno criticando per essere venuto meno alla parola data, quando sapeva benissimo che Enrico Letta avrebbe cercato di concludere alleanze anche con personaggi “scomodi” per il leader di Azione. Insomma, inutile giocare la parte di quello che è caduto giù dal pero. Tutti sapevano tutto.
Ma allora qual è il vero motivo di “cotanto” ripensamento? Più che di motivi politici si è trattato di un fatto attinente la “comunicazione” politica, spiega che lo conosce bene. Il fatto è che Calenda ama stare sempre al centro dell’attenzione ed è rimasto letteralmente impressionato (sfavorevolmente) dalle paginate che la stampa in coro ha dedicato all’accordo concluso da Letta con Fratoianni e Bonelli, praticamente lo stesso identico spazio che era stato dedicato a lui solo pochi giorni prima. Si sarebbe aspettato un atteggiamento molto diverso da parte della stampa o comunque, da parte di Letta un profilo più basso nella gestione dei due alleati “sinistri”, magari evitando di fare una conferenza stampa in pompa magna.
A quel punto, sfogliando i giornali ha capito che sarebbe stato impossibile per lui fare il front runner assieme a Enrico Letta, prendersi tutta la luce dei riflettori con il leader PD ma avrebbe dovuto fare i conti anche con Fratoianni e Bonelli, smaniosi di mettersi in mostra senza alcun timore reverenziale nei suoi confronti e senza la benché minima intenzione di rinunciare alla loro visibilità elettorale. Il problema di comunicazione sarebbe diventato in brevissimo tempo anche problema politico, con Calenda pronto a sostenere l’agenda Draghi e Fratoianni, anziché starsene zitto, pronto a smentirlo un secondo dopo. Da qui lo stop immediato ad un accordo che aveva avuto il via libera soltanto pochi giorni prima.