La madre di Alice Scagni, la donna uccisa dal fratello Alberto a Genova, ha scritto una lettera alla Procura in cui chiede che siano divulgate le telefonate in cui i familiari chiedevano aiuto per curare l’uomo: “Ho perso due figli. Non ho nulla da perdere di più se non verità e giustizia per ciò che ci è stato fatto”.

Omicidio di Alice Scagni: i fatti

Alice Scagni, 34 anni, vive a Quinto, in via Fabrizi, nel verde a due passi dal mare di Genova, col marito Gianluca e il loro figlio di poco più di un anno. È la serata di festa del 1 maggio scorso quando, proprio sulla stradina davanti casa, la giovane viene uccisa a coltellate dal fratello Alberto al termine di una lite, sotto gli occhi del marito affacciato al balcone. Nelle ore immediatamente successive Alberto Scagni, 42 anni, senza lavoro, ammette: “L’ho fatto perché non mi davano più soldi per vivere, non ne potevo più di andare avanti così”. L’uomo, subito fermato con l’accusa di omicidio volontario premeditato aggravato, era affetto, a quanto pare, da manie di persecuzione e convinto che qualcuno lo spiasse. I rapporti con la sorella erano, invece, delicati.

E risaliva proprio a qualche giorno prima dell’omicidio una foto postata sui social in cui l’uomo si mostrava con alle spalle una mazza da baseball e un coltello, forse l’arma del delitto. I familiari avevano contattato ripetutamente le forze dell’ordine: il 29 aprile dopo che Alberto aveva incendiato la porta di casa della nonna perché non voleva dargli i soldi, il 30 aprile e il 1 maggio per aver subito violente intimidazioni. Avevano chiesto aiuto anche al Centro di salute mentale; la visita era stata fissata per il 2 maggio e quindi non aveva fatto in tempo ad arrivare. Sul caso sono ora aperti due fascicoli: uno per omicidio volontario, l’altro per omissione di atti d’ufficio e di denuncia, avviato proprio per capire se ci sono state sottovalutazioni da parte delle forze dell’ordine sulla pericolosità dell’omicida.

La lettera della madre alla Procura: “Ho perso due figli”

Antonella Zarri, madre di Alice e Alberto Scagni, ha inviato ora una lettera al Procuratore del capoluogo ligure, Francesco Pinto, per chiedere che siano divulgate le telefonate in cui la famiglia chiedeva aiuto per curare l’uomo.

Il dramma immenso che ha distrutto la mia famiglia è che Alberto è il fratello di Alice ed entrambi sono figli miei. Sangue del mio sangue e di quello del loro padre. Alberto ha 42 anni ed Alice ne aveva 34. Si amavano entrambi e questo, le assicuro, lo so. Ho vissuto con loro tutta la vita. Ho visto, in modo prepotente e spietato, insorgere la malattia in Alberto e progredire in modo inesorabile alimentata proprio dall’amore che aveva per sua sorella, con la quale aveva sempre avuto un rapporto stretto e del tutto speciale. Ho cercato in tutti i modi che conoscevo di arginare quella malattia che mi spaventava sempre di più fino a non riconoscere più mio figlio. Ma come può una madre non riconoscere il proprio figlio? Infatti Alberto è e sarà per sempre mio figlio. Donatore di immenso amore e poi di altrettanto immenso dolore.

Inizia così il suo struggente appello, e prosegue:

Non esiste un motivo razionale per quel tanto crudele quanto folle atto, se non la follia rabbiosa di Alberto. Io e suo padre abbiamo assistito impotenti e soli alla sopraffazione spietata della sua devastante malattia. Abbiamo cercato aiuto nelle istituzioni per tentare di evitare ciò che stava apparendo sempre più inevitabile. Ci siamo imbattuti in una fredda ed ignorante burocrazia. Indolente ma prepotente nel suo reiterato e pigro rifiuto di farsi carico del proprio ruolo di garanzia ed aiuto verso i cittadini in difficoltà. Ignavia. Caro Procuratore, mio figlio, nella sua oscura follia, ci ha preannunciato il delitto che avrebbe commesso tante ore dopo. Noi abbiamo chiamato le forze dell’ordine. Abbiamo chiesto a chi doveva e ne aveva il potere, di fermarlo. Di curarlo. Ora quelle telefonate che sono state registrate non sono agli atti del fascicolo che ci è stato messo a disposizione. Le ha acquisite? Se non lo avesse fatto sarebbe gravissimo, ma se viceversa cosi non fosse perchè ce le nega?

“Ho perso due figli – conclude poi. Non ho nulla da perdere di più se non verità e giustizia per ciò che ci è stato fatto”. Ma la risposta da parte della Procura non si fa attendere: le telefonate sono state acquisite, afferma il Procuratore, ma non sono divulgabili in questa fase del procedimento, poiché “è in corso l’incidente probatorio sul quadro psichiatrico di Alberto Scagni”. La perizia dovrebbe essere consegnata entro il 20 settembre prossimo.