L’Ufficio Studi della Cgia di Mestre, tra le più importanti associazioni autonome in materia di economia, ha stilato la classifica regionale sulla stima del Pil 2022: guida il Nordest, “male” Calabria e Basilicata.

Pil, dati Cgia: si passa dal +2,1% della Calabria al +3,4% del Veneto

Il detto che vede il Nord come “locomotiva d’Italia” sembra rispecchiare le previsioni del Pil regionale secondo l’Ufficio Studi della Cgia di Mestre. Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna superano il 3,2% (con punte del 3,4%), tuttavia il quadro generale è più che positivo visto che Basilicata e Calabria, che chiudono la classifica, superano il 2% di crescita.

Semmai, il dato poco incoraggiante riguarda il confronto con il 2019 pre-pandemia: solo 7 regioni riusciranno a fare meglio del Pil di tre anni fa, Calabria e Sardegna potrebbero non arrivarci nemmeno nel 2023 a causa dell’ampio disavanzo (-1,8% e -2,1%). Allargando il campo all’intera Italia, la Cgia prevede +2,9% di crescita del Prodotto Interno Lordo: una stima più cauta di quella proposta da Istat (+3,4%) e Bankitalia (+3,2%). E’ assai probabile che le previsioni dei due enti saranno riviste al ribasso visto il perdurare dell’inflazione e del contesto geopolitico internazionale sempre teso.

Economia sommersa, una piaga amplificata dalla pandemia

Tra i report pubblicati dalla Cgia c’è anche quello che fotografica il mercato del lavoro nero: alla fine del 2020 sono 3,2 milioni i lavoratori irregolari nel nostro Paese, equamente divisi tra Nord e Sud mentre al Centro il fenomeno è più contenuto. In termini percentuali, il lavoro nero costituisce il 10% del mercato al Nord, il 13,1% nel Centro Italia e il 17,5% nel Mezzogiorno.

Ogni anno l’economia sommersa ha un valore di affari di circa 77 miliardi di euro: il Veneto è la regione dove l’impatto è più basso (3,5%), seguito da Trentino, Lombardia e Friuli. Maglia nera alla Calabria, con il 21,5% di forza lavoro irregolare e un’incidenza che supera il 9%.

Secondo la Cgia, che commenta il report, il motivo è riscontrabile alla crisi pandemica che ha provocato un terremoto nel settore occupazionale obbligando milioni di persone a combattere il rischio povertà affidandosi a metodi irregolari.