Crescono i valori ma non i consumi delle vendite al dettaglio: è quanto emerge dall’ultimo report Istat mensile e trimestrale, dove si evidenzia l’effetto pesante dell’inflazione crescente.

Inflazione, le vendite al dettaglio producono comunque più fatturato

Primi effetti dell’inflazione sull’economia italiana: le vendite al dettaglio crescono in valore ma diminuiscono in volume a causa dell’aumento dei prezzi. Lo comunica l’Istat nel dato mensile di giugno unito a quello del secondo trimestre 2022.

Analizziamo prima il dato di giugno rispetto a un anno fa: +1,4% in valore e -3,8% in volume. Gli italiani dunque acquistano meno ma spendono di più a causa dei rincari degli ultimi mesi. Il dato trimestrale segna +1,1% e -0,3%, dunque un dato più allineato e meno polarizzante. Non si registra una tendenza univoca nei principali settori: a giugno i beni non alimentari crescono in valore ma non in volume, tuttavia se allarghiamo il perimetro al trimestre anche la quantità sfocia in territorio positivo. In generale, le grandi imprese sembrano aver sofferto meno delle pmi, proprio grazie al bacino d’utenza generalmente più ampio.

Le dichiarazioni del settore

La notizia fa tornare alla carica le principali associazioni di categoria:

Le imprese sono costrette a traslare incrementi dei prezzi non più ammortizzabili dai loro margini mentre la tendenza dei consumatori è ridurre gli acquisti con le spese obbligate in aumento. Una situazione che rischia di non essere più gestibile, se tali spese costituiscono la metà dell’esborso totale. L’Arera ha già lanciato l’allarme: senza prezzi calmierati i consumi si ridurranno ulteriormente e le imprese lavoreranno in perdita. Serve ripristinare la fiducia nei consumatori e allontanare le aspettative inflazionistiche: il Dl Aiuti metta in campo tutti gli strumenti possibili a sostegno delle famiglie e delle attività economiche

Confesercenti

Su base mensile le vendite diminuiscono sia in valore che in volume, col picco del -2,5% per i beni non alimentari. Su base annua il volume delle vendite alimentari registra addirittura una picchiata del -4,4%. Numeri su cui influisce l’emergenza prezzi in atto in Italia che obbliga gli italiani spendono di più per acquistare meno. Contro tale situazione il Governo deve intervenire con urgenza disponendo il taglio dell’Iva sui beni primari, in modo da portare ad una immediata riduzione dei listini al dettaglio

Carlo Rienzi, Codacons

Dati pessimi. Il caro vita ha costretto le famiglie a ridurre gli acquisti meno necessari, a cominciare dai beni non alimentari. Su base annua, invece, l’aumento delle vendite è solo un’illusione ottica perché i dati sono gonfiati dall’inflazione.

Massimiliano Dona, U.N.C.

Si addensano le nubi sull’economia italiana. Dopo gli ottimi risultati conseguiti dall’inizio del 2021 fino ai primi mesi dell’anno in corso, si moltiplicano i segni negativi nei principali indicatori congiunturali. La stessa crescita del secondo trimestre del PIL è verosimilmente dovuta a un effetto trascinamento che sta scomparendo con l’inizio dell’estate. Il dato di oggi conferma che i consumi, nonostante la forte crescita dei servizi legati al turismo e alla socialità, sono in fase di rallentamento. La fiducia delle imprese è stata in calo a luglio, quella delle famiglie flette già da giugno. L’inflazione non dà tregua nonostante aiuti e sostegni governativi

Ufficio Studi Confcommercio