Facciamo chiarezza su Hiv e Aids: due termini spesso confusi, sicuramente correlati, che non indicano però la stessa cosa. Dalle differenze e le caratteristiche principali alla trasmissione e le cure attualmente disponibili, ecco tutto quello che c’è da sapere.

Hiv e Aids: le differenze e quando una persona si dice sieropositiva

L’Hiv appartiene a un gruppo di virus chiamati retrovirus e, tra questi, rientra nel sottogruppo dei lentivirus, così chiamati per via del lungo tempo che trascorre tra il contagio e la manifestazione della malattia. Si tratta di un virus che attacca e distrugge i linfociti CD4, un particolare tipo di globuli bianchi responsabili della risposta immunitaria dell’organismo, provocando immunodeficenza e predisponendo quindi l’organismo a un incremento del rischio di contrarre malattie infettive. A differenza di altri virus, il corpo umano non è in grado di combattere quello dell’Hiv. Ciò significa che, una volta avvenuto il contagio, l’organismo mantiene in sé il virus per tutta la vita. In questo caso la persona si dice sieropositiva: è contagiata, ma non ha in corso infezioni secondarie. Questo fa sì che, pur essendo sieropositiva, la persona possa vivere per anni senza alcun sintomo, senza sapere di avere l’Hiv e quindi con il rischio di infettare altre persone.

Benché correlata, l’Aids è un’altra cosa. Si tratta di una malattia, la “Sindrome da immunodeficenza acquisita” appunto, provocata dal virus dell’Hiv. Ciò significa che una persona contagiata da Hiv ha la possibilità di ammalarsi di Aids, ma non necessariamente. Oggigiorno, infatti, chi sa di essere contagiato può controllare la concentrazione del virus dell’Hiv nel sangue e quindi prevenire l’insorgenza dell’Aids, che si verifica, al contrario, quando la persona sieropositiva raggiunge un’alta viremia. L’Aids identifica quindi uno stadio cilinico avanzato dell’infezione da Hiv, lo stadio finale, e si presenta quando le difese immunitarie sono talmente indebolite dal virus dell’Hiv da non riuscire più a proteggere l’organismo da virus, funghi, batteri secondari, le cosiddette malattie opportunistiche, altrimenti innocue.

Come si trasmette il virus dell’Hiv

Il virus dell’Hiv è presente nei liquidi biologici della persona infetta, ossia sangue, sperma, liquido pre-eiaculatorio, secrezioni vaginali e latte materno. La trasmissione può avvenire quindi in tre modi:

  • Trasmissione sessuale. Si tratta anche della modalità più diffusa di trasmissione del virus e avviene mediante contatto diretto tra liquidi biologici infetti e mucose ancora integre, durante i rapporti sessuali. I rapporti sia eterosessuali che omosessuali senza profilattico possono essere quindi causa di trasmissione dell’infezione. Particolarmente rischiosi sono i rapporti anali, perché la mucosa anale è molto fragile e in tale pratica si possono creare microlesioni che facilitano il passaggio del virus.
  • Trasmissione attraverso il sangue. Si è ridotto, nel tempo, il rischio di contagio attraverso le terapie emotrasfusionali e i trapianti di organo. Restano, invece, rischiosi il contatto diretto tra ferite cutanee sanguinanti, schizzi di sangue o di altri liquidi biologici sulle membrane/mucose (come gli occhi) e l’utilizzo di strumenti medico-chirurgici non sterili. La principale modalità di contagio nella popolazione che fa uso di droga per via endovenosa è legata allo scambio di siringhe infette.
  • Trasmissione verticale e perinatale. Si tratta della modalità di trasmissione da madre a figlio e può avvenire durante la gravidanza, il parto o l’allattamento al seno, rischio che si può ridurre somministrando la terapia antiretrovirale alla madre durante la gravidanza e al neonato nelle prime settimane di vita. È importante ricordare che tutti i bambini nascono con gli anticorpi materni, quindi il test Hiv effettuato sul sangue del neonato di una donna sieropositiva sarà sempre positivo. Bisogna che il bambino venga sottoposto a controlli in strutture specializzate per almeno i primi due anni di vita, al fine di verificare se è portatore del virus o solo degli anticorpi materni.

Come scoprire di avere l’Hiv e quali sono le cure disponibili

Per sapere se si è stati contagiati dal virus dell’Hiv occorre effettuare uno specifico test, che rileva l’eventuale presenza di anticorpi nella saliva, nelle urine e nel sangue. In genere si consiglia di farlo se si ha una vita sessualmente attiva, se si sono avuti rapporti sessuali a rischio oppure prima o subito dopo l’inizio di una gravidanza. Questo anche perché, come accennato, il virus può rimanere latente per molto tempo prima che la persona contagiata manifesti una sintomatologia. Ma esistono delle cure per l’Hiv? Ad oggi non si può eredicare completamente l’infezione; esistono però dei farmaci antiretrovirali efficaci in grado di controllare la replicazione virale. Ciò permette alle persone sieropositive di allungare il periodo che intercorre tra il contagio e la fase di malattia conclamata, l’Aids.