Suicidio assistito per Elena, malata terminale di cancro che si è sottoposta consapevolmente alla procedura in Svizzera. Con lei Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, che ora rischia il carcere. Elena, in un lungo videomessaggio ha spiegato di aver parlato con la sua famiglia prima di decidere.
Ha scelto il suicidio assistito Elena, la donna veneta di 69 anni, malata terminale di cancro, che ieri era stata accompagnata in Svizzera da Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni. Elena è il suo nome, ma la sua storia è stata resa nota inizialmente col nome di Adelina, per tutelare la sua privacy.
La donna, malata terminale ha scelto il suicidio assistito e non avrebbe avuto questa possibilità in Italia, perché la sentenza della Corte costituzionale esclude che possano essere aiutate a morire persone che non sono tenute in vita da trattamenti di sostegno vitale. Elena era sì malata terminale di cancro, ma senza il supporto di macchinari h24. Così insieme alla famiglia, che comprende e rispetta la sua volontà, aveva contattato il Numero Bianco dell’Associazione Luca Coscioni per avere maggiori informazioni. Consapevole di non avere sostegni vitali ha preferito andare in Svizzera senza attendere più altre sofferenze e peggioramenti vista la progressione della malattia già in fase avanzata.
Elena suicidio assistito: Cappato si autodenuncerà ai carabinieri di Milano
Sui social Cappato ha scritto:
“Elena ha appena confermato la sua volontà, è morta, nel modo che ha scelto, nel Paese che glielo ha permesso. Domattina, in Italia, andrò ad autodenuciarmi”.
Cappato, precisa l’Associazione Luca Coscioni in una nota, andrà domani ad autodenunciarsi presso la stazione dei carabinieri di Milano. Per l’attivista si tratta di una nuova disobbedienza civile, dal momento che la persona accompagnata non è “tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale”, quindi non rientra nei casi previsti dalla sentenza n. 242 del 2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato\Dj Fabo per l’accesso alla tecnica in Italia. Ora infatti, l’attivista rischia fino a 12 anni di carcere per l’accusa di aiuto al suicidio. Ma, anche questa volta, è profondamente convinto della sua decisione: “Sto accompagnando in Svizzera una signora gravemente malata. Solo lì può ottenere quello che deve essere un suo diritto”, ha spiegato. “Sarà libera di scegliere fino alla fine”.
Le ultime parole di Elena: “Avrei preferito morire nel mio letto”
Elena ha ricevuto la diagnosi di microcitoma polmonare, un tumore del polmone a piccole cellule, ad inizio Luglio 2021. Una sentenza senza appello, aveva infatti, poche possibilità di salvarsi, pochi mesi nonostante le cure. In un ultimo videomessaggio ha spiegato le ragioni della sua decisione:
“Ho deciso di raccontare la mia storia perché penso possa tornare utile a molte persone che si trovano o si troveranno nella mia situazione. Sono sempre stata convinta che ogni persona debba decidere sulla propria vita e debba farlo anche sulla propria fine, senza costrizioni, senza imposizioni, liberamente e credo di averlo fatto, dopo averci pensato parecchio, mettendo anche in atto convinzioni che avevo anche prima della malattia. Avrei sicuramente preferito finire la mia vita nel mio letto, nella mia casa, tenendo la mano di mia figlia e la mano di mio marito. Purtroppo questo non è stato possibile e, quindi, sono dovuta venire qui da sola”.
E ancora: “Ho parlato chiaramente con la mia famiglia. Ho avuto la comprensione e il sostegno che potessi desiderare. Mi hanno appoggiata, capita e sostenuta. Ho chiesto aiuto a Marco Cappato perché non volevo che i miei cari accompagnandomi, avessero conseguenze legali. La decisione è stata solo mia. Ho dovuto, arrivata a un bivio, scegliere tra una strada più lunga che portava all’inferno o una più breve che mi avrebbe portato qui. Ho scelto la seconda”.
La donna ha poi chiesto al marito di non provare a dissuaderla perchè tra uno o due mesi quando l’avrebbe vista sofferente e senza più forze se ne sarebbe pentito. Cappato sempre ieri ha ricordato che, prima di accedere legalmente al suicidio assistito, i pazienti e quindi anche Elena si sarebbe sottoposta a delle visite mediche, a dei colloqui di verifica della sua volontà e di eventuale conferma della sua scelta.