Lo scorso febbraio, un funzionario pubblico di Rotterdam aveva concesso l’autorizzazione a rimuovere una parte dello storico ponte “De Hef”, in modo da riuscire a far transitare lo yacht di lusso di una società navale, la Oceanco, da consegnare a Jeff Bezos.
Sicuramente le operazioni di smontaggio sarebbero filate lisce ed in nessuna parte del mondo si sarebbe mai parlato di questo lavoro messo in atto dall’amministrazione della città portuale olandese, anche perché il ponte è ormai in disuso da molti anni.
Ma così non è stato, dal momento che si è venuto a sapere che il proprietario dello yacht era Jeff Bezos, il famoso miliardario e fondatore di Amazon.
Perciò la notizia è rimbalzata in giro per tutto il mondo, arrivando a toccare le testate giornalistiche, le emittenti televisive e il web di ogni Paese, tanto da farlo diventare un caso di rilevanza internazionale.
Logicamente, come è buona prassi, ne sono seguite le rivolte e le proteste della popolazione residente nel luogo, che a quel punto, ha fatto sentire forte la sua voce, chiedendo con grande tenacia di non toccare assolutamente quello che è riconosciuto come un monumento per la lo loro società.
L’operazione di smontaggio del pezzo del ponte riguardante la struttura orizzontale che collega le due torri di acciaio sarebbe stata finanziata interamente dalla società Oceanco, che se ne sarebbe assunta, quindi, tutti i costi derivanti da essa.
Adesso, invece, la società Oceanco ha dovuto ritirare la richiesta di autorizzazione e lo yacht resterà bloccato nel cantiere navale, fino a che la società non troverà una soluzione alternativa per consegnarlo.
Le proteste della popolazione: “I soldi non comprano il diritto a smontare un monumento nazionale”
Sicuramente le proteste della popolazione locale sono legittime, ma il dubbio sulle azioni dell’amministrazione di Rotterdam rimane.
I dubbi legittimi riguardano il fatto che il ponte “De Hef” è stato costruito nel 1927 ed è una tra le pochissime strutture che sono rimaste intatte in seguito alla Seconda Guerra Mondiale.
Negli anni ’90 cominciò, però, a non essere più utilizzato né per il transito delle auto e nemmeno per il transito dei pedoni, i quali utilizzano una via di accesso parallela.
Per questo motivo l’amministrazione aveva intenzione di demolirlo, ma non lo fece a seguito delle numerose proteste che sono giunte dai cittadini.
In sostanza, il ponte “De Hef” è stato dichiarato monumento nazionale nel 2000 ed è, ad oggi, una struttura architettonica che sta molto a cuore alla gente di Rotterdam.
La polemica principale dal febbraio scorso era legata al fatto che i soldi non debbano poter comprare il diritto di smontare un monumento nazionale.
Questo pensiero che si è espanso in pochissimo tempo in tutto il mondo e, fortemente, all’interno della città, ha portato la Oceanco a ritirare la richiesta di autorizzazione per lo smontaggio di una parte del ponte, per paure di possibili ripercussioni e di atti di vandalismo.
Jeff Bezos e Rotterdam, il New York Times: “una questione di principio
Per il New York Times l’operazione era sostenibile, in quanto le spese venivano sostenute interamente dalla Oceanco e dal momento che il ponte non veniva più utilizzato dai cittadini.
Ma il passo indietro, sostiene il quotidiano statunitense, è dovuto ad una questione di principio.
“C’è un principio in gioco. Cosa puoi comprare se hai denaro illimitato? Riesci a piegare ogni regola? Puoi smontare i monumenti?
È stata un’opportunità per vedere i valori olandesi e americani in un duro scontro frontale”
Inoltre, il quotidiano statunitense parla di un dualismo tra Jeff Bezos, il supercattivo che tratta male i suoi dipendenti e la società olandese che preferisce “la modestia all’eccentricità, la comunità all’individuo, l’integrarsi all’emergere”.