Il caso del soldato ucciso in Afghanistan ( il caporalmaggiore David Tobini) morto ad appena 28 anni il 25 luglio del 2011, a Bala Mourghab, la parte più impervia del Paese, rimane irrisolto. Il soldato che, al momento dell’uccisione di David Tobini si trovava nelle vicinanza, potrebbe non avere detto la verità. Ma nonostante ciò, il commilitone di David, non verrà iscritto nel registro degli indagati.
Il giudice archivia il caso
La giudice per le indagini preliminari sottolinea che:
Non può non osservarsi come anche laddove le indagini dovessero confermare che l’ipotesi che abbia reso false dichiarazioni al pm, non potrebbe essere elevata nei suoi confronti la contestazione delle false dichiarazioni al pm sussistendo la causa di non punibilità prevista dall’articolo 384 cp e, più in generale, non essendo esigibile, in ossequio al fondamentale principio secondo cui ‘Nemo tenetur se detegere’ (Nessuno può essere obbligato a fare dichiarazioni contrarie al proprio interesse ndr), che un soggetto renda dichiarazioni dalle quali emergano a proprio carico elementi di reità, e non potendo pertanto essere penalmente sanzionato chi non rende tali dichiarazioni.
Il Gip del Tribunale di Roma, Roberta Conforti ha quindi archiviato il caso e nessuno verrà indagato per la morte del soldato ucciso in Afganistan.
La madre del soldato ucciso in Afganistan: “Una condanna morale”
Anna Rita Lo Mastro, la madre di David, non nasconde la sua grande amarezza:
La legge ha ucciso la giustizia come quella mano che ha ferito a morte mio figlio. Ora è una certezza quel nome e non mi fermo. Dopo 11 lunghi anni in cui si è nascosta la verità sono autorizzata a non credere che David sia morto per una pura fatalità. Nessuno mai ha indagato a fondo ed ora è giunto il momento che lo si faccia per rispetto a David.
Ha aggiunto:
Ho sempre pensato al doloso, oggi più che mai. Andremo avanti. Un modo lo troveremo, non può ritenersi ammissibile che anni di depistaggi su quanto accaduto quel 25 luglio del 2011 abbiano offeso tradito ingannato ed infangato la memoria di mio figlio. Aggiungerei, tradendolo in ogni principio di onestà e rettitudine.
La madre ha poi concluso:
Una condanna morale sottile, come è scritta in questa ordinanza non potrà mai rendere libero un uomo.
La ricostruzione della difesa
Secondo i due consulenti della difesa, il professor Martino Farneti, che in passato si era occupato anche delle sragi Falcone e Borsellino, ed il dottor Ermanno Musto, sarebbe stato un proiettile compatibile con un 5.56 in dotazione alla Nato ad uccidere Tobini.
Non solo, ci sarebbe anche una contraddizione su quello che diceva il medico legale e quello che sosteneva il Ris. Quest’ultimo diceva che il colpo alla testa era posteriore mentre il medico legale diceva che era da anteriore a posteriore.
Non è possibile, noi abbiamo evidenza che il colpo è posteriore. Inoltre, l’elmetto che indossava il caporalmaggiore non è mai stato analizzato dal punto di vista radiografico.
Hanno affermato i consulenti, un caso che nonostante l’archiviazione sembra tutt’altro che chiuso, almeno per la famiglia della vittima.