In seguito al Decreto Legge che è stato emanato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 7 luglio, il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza emessa dal Tar del Lazio e ha revocato la concessione delle autostrade A24 e A25 al gruppo industriale abruzzese Toto, facendo tornale la gestione nelle mani dell’Anas.
A24 e A25: revoca concessione autostrada a Toto, la gestione torna all’Anas
Il Consiglio di Stato ha deciso di sospendere l’ordinanza emanata il 27 luglio dal Tar del Lazio, fissando la prossima udienza per il 25 agosto.
Dunque, da oggi la gestione delle due autostrade abruzzesi tornerà nelle mani dell’Anas, in seguito alla battaglia legale tra lo Stato ed il gruppo industriale abruzzese Toto.
In precedenza, per due volte il Tar del Lazio aveva accolto il ricorso della concessionaria Strada dei Parchi Spa, dichiarando dunque illegittima la decisione del Consiglio dei Ministri di revocare la concessione autostradale per gravi inadempienze.
Ma, ora le cose sono cambiate, perciò, le autostrade A24 e A25 saranno affidate ad Anas.
Ecco le dichiarazioni dei vari amministratori ed esponenti politici
Al termine della decisione presa lo scorso 7 luglio dal Consiglio dei Ministri, che ha poi portato a questa decisione da parte del Consiglio di Stato, ha espresso la sua opinione il ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli:
“Il provvedimento sulla revoca della concessione dell’autostrada dei parchi è storico e siamo molto soddisfatti. Io e il ministro Orlando abbiamo espresso soddisfazione. Finalmente si riequilibra il potere tra i concessionari e lo Stato.”
Ecco, invece, le dichiarazioni del sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, il quale pone l’interesse sulla reale problematica del servizio, ovvero quella relativa al pagamento dei pedaggi ed ai cittadini:
“Agli aquilani non interessa il braccio di ferro tra Governo e concessionario, come già dichiarammo il mese scorso in occasione del lancio della raccolta firme sull’azzeramento dei pedaggi su A24 e A25, avvenuto proprio all’Aquila alla presenza dell’on. Francesco Lollobrigida. Ci auguriamo solo che le aree interne abruzzesi non vengano penalizzate da mancati investimenti sulla sicurezza che ora spettano al Governo. Considerata la valenza strategica dei tratti autostradali A24 e A25, non sono più procrastinabili un appropriato adeguamento sismico, la messa in sicurezza dei viadotti, il rinnovo degli impianti di sicurezza nelle gallerie e l’esenzione per i cittadini abruzzesi del pedaggio nei tratti sino ad oggi gestiti da Strada dei Parchi. Proprio su quest’ultimo punto la Camera dei Deputati aveva già approvato un ordine del giorno, a prima firma del capogruppo di Fdi in Parlamento Lollobrigida. Un documento importante che ha, in concreto, sostenuto le proteste dei 113 sindaci dei territori coinvolti da rincari decennali e non più tollerabili e da prefigurazioni governative niente affatto rassicuranti. Sono atti dovuti ai nostri concittadini per gli enormi danni subiti e di grande tutela per le aree interne abruzzesi.
Al di là degli aspetti tecnici e politici della vicenda il provvedimento inciderà direttamente sulla vita di centinaia di famiglie di lavoratori impiegati dall’ormai ex concessionario, verso i quali va garantita la massima attenzione da parte delle istituzioni.”
Ecco, invece, il pensiero del presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio:
“Per un verso dico: finalmente il Governo ha preso una decisione. Sono anni che chiediamo di fare una scelta per capire il destino delle autostrade A24 e A25. Spero però che il Governo abbia formidabili argomenti per questa revoca a Strada dei Parchi perché ho una preoccupazione fortissima: in un paese, dove Benetton e Atlantia sono stati liquidati con 8 miliardi di euro dopo aver fatto crollare un ponte con decine di morti, è difficile pensare che Toto se ne andrà dalla concessione sulle autostrade abruzzesi gratis. Questa scelta del Governo darà vita a un contenzioso micidiale. Mi auguro che, nel frattempo, non si blocchino e nemmeno rallentino le attività di messa in sicurezza sismica della tratta autostradale e dell’acquifero del Gran Sasso e che, soprattutto, questa storia non costi alle casse pubbliche uno o due miliardi di euro per pagare il concessionario. Soldi tolti all’Abruzzo e agli abruzzesi, che invece sarebbero stati utili per fare opere pubbliche importanti.”