Si è raccontata in una lunga intervista al Corriere della Sera, Ornella Muti. Tornata recentemente a teatro nei panni di Penelope per la pièce “Mia moglie Penelope”, liberamente tratta dal libro “Itaca per sempre” di Luigi Malerba, con Pino Quartullo nel ruolo di Ulisse, l’attrice ha ripercorso le tappe più importanti della sua carriera e della sua vita, prima fra tutte la gravidanza a 18 anni.

Ornella Muti, l’esordio nel cinema e un nome d’arte pesante da portare

L’esordio nel cinema per Ornella Muti fu a soli 14 anni, tre anni dopo la morte del padre.

Avrei avuto bisogno di una figura maschile di riferimento e invece non ce l’avevo. Mi sono affacciata alla vita da “zoppa”, senza sapere chi sono gli uomini,

racconta. Il primo ruolo nel film “La moglie più bella” di Damiano Damiani, che raccontava una storia di grande coraggio: quella di Franca Viola, la donna siciliana che, nel 1965, si ribellò per prima al matrimonio riparatore. Aveva accompagnato sua sorella più grande al provino, ma alla fine era stata scelta lei, perché aveva la stessa età del personaggio. È in quell’occasione che la giovane attrice, Francesca Rivelli, aveva assunto anche il nome d’arte di Ornella Muti, che ancora oggi la contraddistingue.

Si rifà a due opere di Gabrielle D’Annunzio: la Ornella della “Figlia di Iorio” e la Elena Muti del “Piacere”. Ma a me non è mai piaciuto. Oltretutto, ogni tanto su certi set qualcuno, i primi tempi, mi prendeva in giro, giocando su Muti la muta…

Questo l’inizio della sua lunga carriera, costellata anche di qualche pregiudizio:

La bellezza mi ha portata avanti, aprendomi molte strade, impossibile negarlo, ma mi ha anche penalizzato, perché esiste il pregiudizio: pensano che sei bella e non brava, quindi devi impegnare il triplo della fatica per dimostrare che non è così.

E sul tempo che passa e la bellezza che rischia di sfiorire la pensa in questo modo:

Il cammino esistenziale è una parabola e occorre farsene una ragione. Ovviamente cerco di mantenermi, faccio yoga facciale, rispetto una dieta serie, ma non è facile stare al passo col tempo che passa. Lo confesso, a volte non mi piaccio, sono molto esigente con me stessa, ma questa sono e non ci posso fare niente… Comunque, sdoganerei la chirurgia: tutti, donne e uomini, dicono che non si sono mai ritoccati, ma diamoci una calmata, e chi se ne importa se ti sei ritoccata. Nel mondo di oggi siamo bene o male tutti sempre esposti: bisogna essere perfetti ed è inutile far finta che l’aspetto esteriore non conti, conta eccome! Oltretutto la vita si è molto allungata e questo, diciamo, non aiuta. Non temo la vecchiaia, mi spaventa la malattia. L’importante è seminare bene gli affetti: io ho i figli e dei nipoti meravigliosi che, per fortuna, quando mi sveglio la mattina non mi dicono: “Nonna, oggi c’hai un occhio gonfio”. Ti abbracciano, ti baciano, ti accolgono per quella che sei. Loro sono un regalo autentico.

Ornella Muti, la gravidanza a 18 anni e il consiglio di abortire

E proprio sui figli si è concentrata Ornella Muti, parlando in particolare del suo essere stata ragazza madre a 18 anni: una scelta difficile, ma ricompensata dalla nascita della figlia Naike, mentre tutti le avevano consigliato di abortire, scelta che aveva deciso di non considerare:

Innanzitutto erano altri tempi, praticamente la preistoria rispetto a oggi, e poi non ho voluto. Mia madre però me lo chiese: anche se in Italia l’aborto era illegale, all’estero si poteva fare tranquillamente. Persino il mio agente cinematografico di quel periodo me lo consigliò, perché dovevo girare un film. Avrei dovuto abortire per fare un film? Assolutamente no! Quindi ho deciso di portare a termine la gravidanza.

E alla domanda “Gli uomini l’hanno delusa?” risponde così:

Sono una sognatrice, mi creo dei film in testa, mi costruisco dei racconti romantici, favole che non corrispondono alla realtà. Noi donne, a volte, veniamo messe sugli altari dagli uomini, altre volte ci comportiamo come le geishe. Io non appartengo né all’una, né all’altra categoria. L’importante è comunque credere nell’amore.