Domani ci sarà l’udienza per Filippo Claudio Giuseppe Ferlazzo, autore dell’omicidio dell’ambulante ucciso a Civitanova Marche: il 32enne campano è accusato di omicidio volontario aggravato da futili motivi e dalla rapina del cellulare della vittima. In queste ore la fidanzata dell’assassino ha raccontato agli inquirenti l’accaduto.

Omicidio Civitanova Marche, parla la fidanzata dell’aggressore: “Mi ha detto che aveva picchiato un uomo”

Venerdì la quiete di Civitanova Marche è stata sconvolta dall’omicidio di Alika Ogorchukwu, mendicante nigeriano ucciso da Flippo Claudio Giuseppe Ferlazzo dopo che aveva chiesto alla sua compagnia dei soldi. Ed è proprio la fidanzata dell’assassino a raccontare agli inquirenti cosa è successo due giorni fa:

“Quel signore con la stampella è venuto verso di noi e ci ha chiesto dei soldi, mi ha preso per un braccio ma lì per lì non è successo niente, mi sono divincolata senza problemi e non ero affatto sconvolta e siamo andati avanti per la nostra strada, fino a un negozio dio abbigliamento. Sembrava davvero finita lì: stavamo cercando dei pantaloni per lui, sono entrata a vedere e Filippo è rimasto fuori: quando mi sono affacciata per chiamarlo lui era sparito, era come se fosse svanito…poco dopo l’ho visto arrivare verso di me, sporco di sangue e con un cellulare in mano che non era il suo. Gli ho detto: ‘Filippo che hai fatto? Che hai combinato? Lui mi ha risposto sussurrando all’orecchio: ‘Andiamo, ho picchiato uno'”

La difesa di Ferlazzo afferma che l’uomo – 32enne residente a Salerno – soffre di problemi psichiatrici, confermati anche dalla sua fidanzata ma che, nonostante questo, aveva deciso di convivere con lui:

“Non era geloso, piuttosto era protettivo verso di me: non tollerava l’idea che qualcuno o qualcosa potesse farmi del male. Questo però ingenerava a volte la sua aggressività, la sua iracondia. Ma mai fino a questo punto”

Il dramma vissuto dalla donna

La fidanzata dell’autore dell’omicidio di Civitanova Marche, poco dopo, si è resa conto dell’accaduto e, con l’arrivo dei soccorsi, ha capito la gravità della situazione, come racconta ai carabinieri:

“Ero ferma là in Corso Umberto I, davanti a quell’uomo per terra con i medici che stavano cercando di rianimare disperatamente. Pregavo dentro di me che si risvegliasse, ma poi ho capito che non c’era più niente da fare. E ora la nostra vita, il nostro amore, i nostri sogni e progetti sono andati tutti distrutti. Spero che in carcere un giorno si renda conto che ci siamo rovinati la vita, sia io che lui”

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