È stata avanzata da Milena Santerini, coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, la proposta di vietare il numero 88 sulle maglie dei calciatori della Serie A. Il motivo sarebbe da rintracciare nella simbologia nazista nascosta dietro le due cifre. Mentre in Italia si discute la questione, negli Stati Uniti l’orologio di Hitler è stato intanto venduto all’asta per 1,1 milione di dollari.

Perché potremmo dire addio alle maglie numero 88 in Serie A

Nella smorfia napoletana ha un significato innocuo, il numero 88: rappresenta infatti il caciocavallo, un formaggio stagionato a pasta filata tipico dell’Italia meridionale, di forma tondeggiante. Ma non è la sola simbologia che si cela dietro alle due cifre ed è il motivo per cui in Italia si pondera adesso la possibilità di vietarlo sulle maglie dei calciatori della Serie A. Negli ambienti neonazisti i numeri 8-8 corrispondono a due H (ottava lettera dell’alfabeto) e inneggiano quindi, “in codice”, al saluto “Heil Hitler”. È per questo che Milena Santerini, coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, ha proposto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri la possibilità di vietarlo.

Un simbolo di questo genere, anche inconsapevole, non può essere usato per gioco o ostentando innocenza. Significa sofferenza e violenza, un’ideologia di morte che ha diviso gli esseri umani tra degni e indegni, e ha scatenato violenza inenarrabile.

Intanto negli Stati Uniti un orologio di Hitler è stato venduto all’asta

Mentre in Italia si riflette sulla possibilità di vietare il numero 88 in Serie A, negli Stati Uniti è stato da poco venduto all’asta, per 1,1 milione di dollari, un orologio appartenente ad Adolf Hitler. Come riferisce la Bbc, l’oggetto, in oro, ha una cassa reversibile, aquila e svastica incise. Il cimelio è stato acquistato nel Maryland, presso la Alexander Historical Auctions. Non sono mancate le proteste da parte delle associazioni ebraiche. Il presidente dell’Associazione Ebrei d’Europa (EJC), il rabbino Menachem Margolin, aveva chiesto, in una lettera aperta inviata agli organizzatori, firmata da oltre 30 rappresentanti ebrei europei ed israeliani, la cancellazione dell’asta, giudicandola “ripugnante”.

Tuttavia la casa d’aste, che ha venduto altri oggetti nazisti, come un’aquila che si dice essere stata nella Cancelleria del Reich di Berlino e un sottomano in bronzo su cui Hitler avrebbe firmato l’accordo di Monaco, ha fatto sapere ai media tedeschi che il suo obiettivo è quello di preservare la storia e che la maggior parte degli oggetti venduti viene conservata in collezioni private o donata ai musei sull’Olocausto.

L’orologio oggetto di discussione sarebbe stato regalato ad Hitler dal partito nazista nel 1933, anno della sua ascesa al potere in Germania. Recuperato nel maggio del 1945 da un soldato francese nell’ex residenza alpina di Hitler a Berchtesgaden, appena quattro giorni dopo il suicidio del dittatore, sarebbe rimasto in possesso della famiglia del soldato per decenni, prima di arrivare fino all’attuale proprietario, rimasto anonimo.