Papa Francesco, durante l’incontro coi rappresentanti delle popolazioni indigene in Québec, ha parlato di politica, guerra, estremismi, futuro.
“Non abbiamo bisogno di dividere il mondo in amici e nemici, di prendere le distanze e riarmarci fino ai denti: non saranno la corsa agli armamenti e le strategie di deterrenza a portare pace e sicurezza – prosegue – Non c’è bisogno di chiedersi come proseguire le guerre, ma come fermarle. E di impedire che i popoli siano tenuti nuovamente in ostaggio dalla morsa di spaventose guerre fredde allargate. C’è bisogno di politiche creative e lungimiranti, che sappiano uscire dagli schemi delle parti per dare risposte alle sfide globali. Infatti le grandi sfide di oggi, come la pace, i cambiamenti climatici, gli effetti pandemici e le migrazioni internazionali sono accomunate da una costante: sono globali, riguardano tutti. E se tutte parlano della necessità dell’insieme, la politica non può rimanere prigioniera di interessi di parte”.
Il Papa ha messo anche l’accento sul multiculturalismo.
“È una sfida permanente: è accogliere e abbracciare le diverse componenti presenti, rispettando, al contempo, la diversità delle loro tradizioni e culture, senza pensare che il processo sia compiuto una volta per tutte. Esprimo apprezzamento in tal senso per la generosità nell’ospitare numerosi migranti ucraini e afghani . Ma occorre anche lavorare per superare la retorica della paura nei confronti degli immigrati e per dare loro, secondo le possibilità del Paese, la possibilità concreta di essere coinvolti responsabilmente nella società. Per fare ciò i diritti e la democrazia sono indispensabili”.
Papa Francesco sulla politica: “Bisogna superare l’individualismo”
“Ma è necessario fronteggiare la mentalità individualista, ricordando che il vivere comune si fonda su presupposti che il sistema politico da solo non può produrre. Anche in questo la cultura indigena è di grande sostegno nel ricordare l’importanza dei valori della socialità. E pure la Chiesa cattolica, con la sua dimensione universale e la sua cura nei riguardi dei più fragili, con il legittimo servizio a favore della vita umana in ogni sua fase, dal concepimento e fino alla morte naturale, è lieta di offrire il proprio contributo”, ha detto ancora.
Il Pontefice sui torti subiti dalle popolazioni indigene
“Vergogna e dolore” e la “richiesta di perdono per il male commesso da tanti cristiani contro le popolazioni indigene”. Queste le richieste del Papa a fronte delle angherie subite dai nativi del Canada che “sono stati violentemente avversati in passato. Penso soprattutto alle politiche di assimilazione e di affrancamento, comprendenti anche il sistema scolastico residenziale, che ha danneggiato molte famiglie indigene, minandone la lingua, la cultura e la visione del mondo”.
“In quel deprecabile sistema promosso dalle autorità governative dell’epoca, che ha separato tanti bambini dalle loro famiglie, sono state coinvolte diverse istituzioni cattoliche locali… È tragico quando dei credenti, come accaduto in quel periodo storico, si adeguano alle convenienze del mondo piuttosto che al Vangelo. Se la fede cristiana ha svolto un ruolo essenziale nel plasmare i più alti ideali del Canada, caratterizzati dal desiderio di costruire un Paese migliore per tutta la sua gente, è necessario, ammettendo le proprie colpe, impegnarsi insieme a realizzare quanto so che tutti voi condividete: promuovere i legittimi diritti delle popolazioni native e favorire processi di guarigione e di riconciliazione tra loro e i non indigeni del Paese. Ciò si riflette nel vostro impegno a rispondere in modo adeguato agli appelli della Commissione per la verità e la riconciliazione, così come nell’attenzione a riconoscere i diritti dei popoli indigeni”.
Poi ha dichiarato che è intenzione della Santa Sede e delle comunità cattoliche del Canada la volontà di promuovere le culture native, facendo attenzione alle tradizioni e a tutte le usanze autoctone.
“È nostro desiderio rinnovare il rapporto tra la Chiesa e le popolazioni indigene del Canada, un rapporto segnato sia da un amore che ha portato ottimi frutti, sia, purtroppo, da ferite che ci stiamo impegnando a comprendere e sanare. Io sono davvero grato di aver incontrato e ascoltato vari rappresentanti delle popolazioni indigene nei mesi scorsi a Roma, e di poter rinsaldare, qui in Canada, le belle relazioni strette con loro. I momenti vissuti insieme hanno lasciato in me un’impronta e il fermo desiderio di farci carico dare seguito all’indignazione e alla vergogna per le sofferenze subite dagli indigeni, portando avanti un cammino fraterno e paziente, da intraprendere con tutti i canadesi secondo verità e giustizia, adoperandoci per la guarigione e la riconciliazione, sempre animati dalla speranza”.
Papa Francesco e i meno fortunati
Non sono mancate le parole del Papa a sostegno delle persone meno fortunate e un’invettiva contro le diseguaglianze della società.
“È scandaloso che il benessere generato dallo sviluppo economico non vada a beneficio di tutti i settori della società. Ed è triste che proprio tra i nativi si registrino spesso molti tassi di povertà, cui si collegano altri indicatori negativi, come il basso indice di scolarizzazione, il non facile accesso alla casa e all’assistenza sanitaria. L’emblema della foglia d’acero, che compare abitualmente sulle etichette dei prodotti del Paese, sia di stimolo per tutti a compiere scelte economiche e sociali volte alla condivisione e alla cura dei bisognosi”.
“Anche in un Paese tanto sviluppato e progredito come il Canada, che dedica molta attenzione all’assistenza sociale, non sono pochi i senzatetto che si affidano alle chiese e ai banchi alimentari per ricevere aiuti e conforti essenziali, che – non dimentichiamolo – non sono solo materiali. Questi fratelli e sorelle ci portano a considerare l’urgenza di adoperarci per porre rimedio alla radicale ingiustizia che inquina il nostro mondo, per cui l’abbondanza dei doni della creazione è ripartita in modo troppo diseguale”, ha concluso il Santo Padre.