Una rissa in carcere finita con la morte di un detenuto, aggredito dal compagno di cella a colpi di sgabello. Così è morto in ospedale, dov’era arrivato nella notte in condizioni disperate dal carcere di Bancali, a Sassari, il detenuto di 54 anni, Graziano Piana.
Massacrato in carcere con uno sgabello
Sull’omicidio, di cui è accusato un altro detenuto di 27 anni, originario della provincia di Nuoro e che ieri sera era stato trasferito nel carcere di Sassari per finire di scontare una pena, la procura ha aperto un’indagine per ora affidata alla polizia penitenziaria. Secondo la cronaca, il giovane ieri notte era stato appena condotto nella cella dove dormiva Piana, quando è avvenuta l’aggressione, scatenata, secondo una prima ricostruzione, da una risposta del detenuto più anziano che il nuovo arrivato non ha gradito. Per questo, il 27enne sarebbe arrivato a fracassare il cranio del deceduto. L’aggressore, che soffre di disturbi psichiatrici, è ora in isolamento. Secondo quanto apprende l’AGI, il giovane, residente in un paese del Nuorese, era stato arrestato ieri notte dai carabinieri per ubriachezza abituale e maltrattamenti.
“Mai visto niente del genere”
“Una tragedia come questa, in 32 anni di servizio non l’avevo mai vista“, dichiara Antonio Cannas, delegato del sindacato Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) per la Sardegna, che prima di andare in pensione ha prestato servizio nelle case circondariali di Cagliari e Sassari, e che stamane ha dato notizia dell’aggressione. Per il segretario generale del sindacato Donato Capece “è grave che la recrudescenza degli eventi critici si sia concretizzata quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, ossia con detenuti più ore al giorno liberi di girare per le sezioni detentive, con controlli sporadici e occasionali della polizia penitenziaria”. “Anche la consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità – segnala Capece -. Il personale di polizia penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro, a causa delle violenti e continue aggressioni“.